Terremoto L’Aquila, Enzo Boschi (ex Ingv): “Noi scienziati siamo stati usati”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Novembre 2014 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto L'Aquila, Enzo Boschi (ex Ingv): "Noi scienziati siamo stati usati"

Enzo Boschi, ex presidente Ingv (foto LaPresse)

ROMA – Il sismologo Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica (Ingv), parla a Repubblica dopo che La Corte d’Appello ha stravolto la sentenza di primo grado nei confronti dei membri della Commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione convocata dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso a L’Aquila il 31 marzo del 2009, 5 giorni prima del sisma che provocò la morte di 309 persone: “E’ finito un incubo. L’opinione pubblica non seppe cosa accadde davvero in quella riunione. Ora racconterò tutto”.

Scrive Giuseppe Caporale su Repubblica:

Lui, 72 anni, sismologo ed ex presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, assediato da giornalisti e curiosi, ora è un fiume in piena. La rabbia dei mesi precedenti pare svanita.

«Ho sempre sostenuto che noi scienziati in quella maledetta riunione avevamo fatto solo il nostro lavoro. Forse altri non hanno fatto lo stesso, ma non è questo il momento di parlarne. Voglio leggere attentamente le motivazioni della assoluzione poi con calma racconterò alcuni particolari di questa storia…anche perché dopo aver studiato più volte le carte del processo, ho capito molte cose».

Capito cosa, professore?

«Che noi scienziati siamo stati usati. Che quella che ci fu all’Aquila, il 31 marzo del 2009 fu una riunione “politica”, come l’ha definita lo stesso avvocato Franco Coppi (difensore dell’altro sismologo Giulio Selvaggi, ndr) oggi in aula. Fu una scelta della Protezione Civile che volle rispondere agli allarmi di un imminente terremoto lanciati da quel tecnico, Giampaolo Giuliani».

E per confutare la tesi di Giuliani si finì per negare il terremoto.

«Io non lo avrei mai fatto. Non avrei rassicurato. E non fu riportato all’opinione pubblica quanto invece accadde davvero in quella riunione. Io e Selvaggi, mio collaboratore, ci presentammo con cartine e documenti. Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente che era presente alla riunione, ha testimoniato che era rimasto talmente impressionato dalle mie dichiarazioni sul rischio sismico fatte durante la riunione che decise di chiudere alcune scuole e di chiedere lo stato di emergenza».

Quella riunione però durò meno di un’ora. Forse anche voi foste superficiali.

«Non è vero. Producemmo materiali utili alla comprensione del fenomeno e l’incontro durò poco perché De Bernardinis aveva fretta, doveva tenere la conferenza stampa alla quale non fui invitato e non vi partecipai. Il verbale di quella riunione poi fu redatto successivamente, senza che ne venissi informato. A scriverlo furono due funzionari del dipartimento. Ebbi modo di leggerlo solo dopo il terremoto e lo firmai come atto dovuto».

Lei però in quella riunione disse che una scossa imminente era “improbabile”.

«Certo, spiegai che era improbabile ma che non si poteva escludere. Il linguaggio della scienza è diverso da quello dei media e dalla comunicazione che deve essere poi veicolata alla popolazione. È compito della Protezione Civile in quei casi decidere ciò che è necessario sapere. Questo dice la legge».

La folla presente in aula alla lettura della sentenza ha gridato “vergogna”.

«Posso solo immaginare l’immenso dolore di chi ha perso i propri cari nella tragedia del terremoto. Ma prendersela con gli scienziati non credo serva a molto».

La Corte però ha riconosciuto la responsabilità della Protezione Civile.

«Le ho già detto quello che penso, non voglio indugiare oltre, specie adesso che c’è stata una sola condanna. Spero che questo verdetto segni un nuovo rapporto tra magistratura e ricerca perché è fondamentale per noi scienziati l’indipendenza del nostro lavoro. La sentenza di primo grado ha scosso molto l’ambiente accademico. E ora mi stanno telefonando da tutto il mondo per congratularsi e comprendere il nuovo verdetto».