Tommaso Cerno: “L’Austria ci succhia il Friuli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2015 - 17:58 OLTRE 6 MESI FA
Tommaso Cerno: "L'Austria ci succhia il Friuli"

Tommaso Cerno

ROMA – Tommaso Cerno, udinese, classe 1975 vede le grandi trasformazione che interessano l’Austria e la Slovenia, spesso subite, più che vissute, dal nostro Nord-Est.

Cerno è stato intervistato da Goffredo Pistelli per Italia Oggi.

(…) Il suo Friuli Venezia Giulia, da questo punto di vista, come sta andando?

La situazione è devastante. L’isola felice del Nord-Est non esiste più anzi, per almeno due ragioni, siamo quelli più in pericolo.

Cominciamo dalla prima.

La prima è che, per effetto di una riforma, dal 1997 la sanità è interamente a carico delle tasse dei friulani e si mangia la maggior parte della spesa pubblica regionale. Una sorta di federalismo obbligato, per cui lo Stato non paga più per noi. A questo quadro si sono aggiunti i tagli dell’attuale spending review nazionale.

Qual è il problema?

Che abbiamo supermercati per per cinque milioni e almeno sei strutture sanitarie di eccellenza più una miriade di piccoli ospedali in una regione che ha solo quattro province e un milionie di abitanti. Difficilmente sostenibile.

L’altra questione?

I confini. Quello che una volta era un Muro di Berlino in piccolo, verso la Slovenia, e quello verso l’Austria, conducono oggi a una nuova Svizzera che offre alle nostre imprese di delocalizzare.

Che cosa occorre?

Strumenti legislativi: interventi a livello della tassazione, come accadeva una volta con la fiscalità di vantaggio e la benzina agevolata quando la gente andava in Slovenia a fare rifornimento, perché pagava meno. Oggi, che il concetto di agevolazione è superato, occorre almeno poter concedere al Friuli di modulare diversamente l’imposizione fiscale sulle aziende.

Sennò che accade?

R. Che siamo riusciti a trattenere l’Elettrolux ma che perderemo molte altre aziende che sono continuamente sollecitate, specialmente dall’Austria, che offre loro meno tasse, minore burocrazia, uno Stato meno aggressivo.

Facciamo un esempio?

La Danieli di Buttrio (Ud), multinazionale leader nella produzione di impianti siderurgici. Un gioiello. Resta perché radicata e perché il suo amministratore, Giampietro Benedetti, è legato a questa terra. Ma quanto potranno resistere alle lusinghe? Così perderemmo danaro e un marchio storico. Se Roma non interviene presto, sarà così (…)