Acciaroli e Pollica, quel sangue che non fa morire: elisir di lunga vita in Cilento

di Edoardo Greco
Pubblicato il 6 Settembre 2016 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA
Acciaroli e Pollica, quel sangue che non fa morire: elisir di lunga vita in Cilento

Acciaroli e Pollica, quel sangue che non fa morire: elisir di lunga vita in Cilento

Ad Acciaroli e Pollica c’è un sangue che non fa morire: questo elisir di lunga vita è contenuto –  anzi: è scritto – nel Dna dei numerosi ultracentenari che invecchiano molto lentamente in questo angolo di Cilento, provincia di Salerno. Questo pezzettino di Campania è una di quelle che gli esperti dell’argomento “lunga vita” chiamano blue zone, cioè quegli angoli del pianeta in cui – per motivi che sono oggetto di ricerca – gli umani vivono più a lungo. Fra quelle alla nostra portata c’è la Sardegna e l’isola di Ikaria in Grecia.

Le prime conclusioni dello studio “Ciao” (“Cilento on aging outcomes study”) che vede impegnati l’università di San Diego, la Sapienza di Roma, il Waltraut Bergmann Stiftung di Berlino e e il Great Italy (Global research on acute conditions team) si concentrano sulla bassa concentrazione della proteina bio-ADM nel sangue dei 28 ultracentenari di Pollica presi in esame, i quali sono stati messi a confronto con due gruppi di parenti di due diverse età (il primo gruppo è di cinquantenni, il secondo di settantenni). Roberto Fuccillo su Repubblica Napoli riporta la spiegazione degli studiosi:

“In primo luogo – spiega Salvatore Di Somma, il professore di origini napoletane che ora presiede la scuola di specializzazione in Medicina d’emergenza alla Sapienza è emersa una bassa concentrazione di bio-ADM. È una proteina collegata a fattori di rischio morte. Agisce in senso difensivo, aumentando la quantità di sangue nella circolazione periferica. Il fatto che sia bassa indica che non deve essere attivata, e dunque che esiste qualche altro fattore protettivo per la popolazione campionata. Ma a San Diego hanno scoperto anche alte concentrazioni atipiche di particolari proteine”. Si tratta di proteine legate a processi denegerativi come l’Alzheimer.

In definitiva, i centenari cilentani sembrano avere dei meccanismi proteici che difendono dai processi dell’invecchiamento, e vale la pena proseguire la ricerca di questi fattori. “Ad esempio – dice Di Somma allargando il campione anche a altre zone del Cilento e variando anche la dieta per vederne gli effetti. Sono stati presentati anche studi che possono mettere in evidenza subito ad esempio la presenza di determinati batteri assunti col cibo”.

Resta infatti assodato da altri studi che dieta, usanze e ambiente sociale possano influenzare questa situazione. È emerso ad esempio che i centenari di Pollica consumano molte erbe, spesso raccolte in campagna o nei loro orti, il che è indizio che sulla loro salute, oltre la qualità del cibo, può influire anche il fatto che camminano e si muovono molto.

C’è spazio dunque per testare i molteplici fattori, anche sociali e comportamentali, che forse fanno la fortuna dei centenari di Pollica. Da qui il progetto del centro di ricerca, in collaborazione con San Diego. In California si parla di investimenti possibili fra 3 e 10 milioni di dollari. Pisani chiede alla Regione la compartecipazione con i 500mila euro di budget della legge sulla dieta mediterranea. Il deputato Tino Iannuzzi si impegna a cercare anche l’appoggio del governo. Quel che è certo è che le autorità locali chiedono anche un centro clinico perché la ricerca possa poi produrre anche servizi sociali immediati alla cittadinanza.