Aids: 'carta d'identità negativa' apre porte a nuove cure

Pubblicato il 22 Febbraio 2012 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

MODENA – Basta appena un contatto, anche minimo, con il virus dell'immunodeficienza umana (HIV) per 'marchiare', in modo indissolubile, le cellule del sangue: anche quelle che, in realta', non verranno mai infettate davvero. Questa sorta di carta d'identita' negativa, che puo' avere effetti dannosi per i linfociti che dovrebbero combattere il virus, apre pero' le porte anche a nuove possibilita' di cura.

La scoperta arriva da un gruppo di ricercatori italiani, coordinati da Claudio Casoli del Centro di Ricerca Medica e Diagnostica Molecolare 'Gemiblab' di Parma e dal prof.Andrea Cossarizza dell'Universita' di Modena e Reggio Emilia, che hanno scoperto che l'HIV e' in grado di alterare la qualita' e il comportamento di piccole molecole di Rna chiamate 'micro-Rna', o ''miRNA'', non soltanto nelle cellule che sono state infettate dall'HIV stesso, ma anche in quelle che sono state semplicemente a contatto con i suoi prodotti.

I miRNA sono molecole di RNA che costituiscono circa l'1% di tutti i trascritti genici e hanno dimensioni molecolari estremamente limitate. Per questo motivo fino a pochissimo tempo fa e' stato molto difficile identificarle e studiarle. Oggi si sa che esistono circa un migliaio di miRNA, che non sono direttamente coinvolti nella sintesi delle proteine ma regolano numerose attivita' cellulari e hanno un ruolo di grande interesse in diverse patologie neoplastiche o degenerative.

Lo studio collaborativo sull'importanza dei miRNA nell'infezione da HIV e' stato portato avanti da gruppi con diverse competenze (infettivologiche, biochimiche, immunologiche), al Gemiblab di Parma, nelle Universita' di Parma, Milano, Modena e Reggio Emilia, all'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e all'Istituto San Raffaele di Milano.

I ricercatori hanno esaminato diversi gruppi di pazienti HIV+, da quelli con infezione acuta a quei rarissimi pazienti il cui sistema immunitario controlla perfettamente il virus senza bisogno di farmaci, ai partner sieronegativi di pazienti HIV+. Nei linfociti di questi pazienti il virus lascia appunto un 'timbro molecolare'.

Il lavoro, in uscita sulla rivista internazionale 'Blood' (giornale della American Society of Hematology), identifica una nuova strategia utilizzata dal virus per combattere la risposta immunitaria e apre nuove prospettive, in particolare per nuovi aspetti diagnostici e terapeutici dell'infezione da HIV, compresi quelli vaccinali.