Alzheimer, scoperto un test del sangue che dice se ci si ammalerà
Pubblicato il 21 Aprile 2014 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Alzheimer, scoperto un test che predice se ci si ammalerà. L’esame del sangue, riferisce Luigi Cucchi sul Giornale, è stato sviluppato dai ricercatori del Policlinico Gemelli e dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma. Misura le concentrazioni di rame nel sangue di persone a rischio. Si tratta del sangue che non è legato a proteine e che quindi può arrivare al cervello e danneggiarlo.
Chi ha concentrazioni plasmatiche di rame libero superiori alla soglia massima delle persone sane corre un rischio tre volte maggiore di ammalarsi di Alzheimer.
Il morbo di Alzheimer è la più comune causa di demenza senile. Colpisce circa cinque persone su cento oltre i 60 anni, ma la percentuale aumenta con il passare dell’età. Solo in Italia ne soffrono circa 500mila persone.
Spiega Cucchi sul Giornale:
“La malattia provoca una alterazione delle funzioni cerebrali, colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spaziotemporale. Questa patologia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 descrisse per primo i sintomi e gli aspetti neuropatologici della malattia. L’unico modo per avere una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente. La diagnosi precoce è importante perché offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia. Purtroppo non esistono farmaci in grado di fermarla e farla regredire e tutti i trattamenti disponibili puntano a contenerne i sintomi. Per alcuni pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve o moderato, alcuni farmaci possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. (…)
Altri farmaci, inoltre, possono aiutare a contenere i problemi di insonnia, di ansietà e di depressione. Da qualche mese è disponibile anche in Italia, per i pazienti nelle forme lievi e moderatamente gravi, la formulazione da 13,3 milligrammi di rivastigmina, cerotto transdermico realizzato dai ricercatori dell’industria farmaceutica Novartis. Si tratta di un inibitore della colinesterasi, che agisce bloccando gli enzimi che degradano il neurotrasmettitore acetilcolina, contribuendo così ad alleviare i sintomi della demenza connessa a patologie neurologiche come la malattia di Alzheimer. Con oltre dieci anni di storia, questo farmaco è un caposaldo nell’area delle patologie neurodegenerative”,