Demenza, scoperta nuova forma dai sintomi simili all’Alzheimer, ma più comune

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 2 Maggio 2019 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA
Demenza, no Alzheimer: la nuova malattia scoperta dai ricercatori

Demenza senile, scoperta una nuova forma più comune dell’Alzheimer ma dai sintomi simili

ROMA – Ha sintomi simili a quelli dell’Alzheimer, ma si tratta di una malattia completamente diversa. Milioni di anziani nel mondo soffrono di una nuova forma di demenza, scoperta da uno studio coordinato dall’Università del Kentucky i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brain. Questa forma di demenza, che viene erroneamente spesso diagnosticata come Alzheimer, vedere in realtà coinvolta un’altra proteina nel cervello.

Secondo gli autori dello studio, i risultati ottenuti mostrano che la nuova forma di demenza colpisce un over 85 su 4 e ha dei sintomi simili all’Alzheimer, ma cause completamente diverse e per questo motivo la ricerca di una cura contro il morbo finora è fallita. Esistono infatti diversi tipi di demenza legati all’invecchiamento. Nel caso dell’Alzheimer, gli scienziati si concentrano sull’accumulo di alcune sostanze nel cervello, in particolare la proteina amiloide e quella tau.

Lo studio ha evidenziato come questo non sia il caso più comune, dato che fino a un terzo dei presunti casi di Alzheimer potrebbe esser causato, in realtà, da una condizione ora individuata e descritta: l’encefalopatia TDP-43 correlata all’età prevalentemente limbica, o Late. Questa patologia si deve all’accumulo della proteina TDP-43 nel cervello, una condizione che è presente in un anziano su 5 dopo gli 80 anni stando agli studi effettuati post mortem. Il nuovo studio mostra che questo porta ad alterazioni della memoria e delle abilità cognitive simili all’Alzheimer, ma che insorgono più lentamente.

Pete Nelson, dell’Università del Kentucky, ha spiegato: “Questa patologia è stata sempre presente, ma la riconosciamo ora per la prima volta”. Ciò potrebbe spiegare i fallimenti di alcune terapie anti Alzheimer che prendevano di mira le proteine tau e amiloide: potrebbero esser state testate su persone che, invece, soffrivano di questa nuova forma di demenza, come ha spiegato Robert Howard dello University College London: “Questo ha importanti implicazioni per la scelta dei partecipanti nelle sperimentazioni future”.