Dolore: le donne lo sentono diversamente perché…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Aprile 2017 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Dolore: le donne lo sentono diversamente perché...

Dolore: le donne lo sentono diversamente perché…

ROMA – Le donne percepiscono il dolore fisico in modo molto diverso dagli uomini e ora la scienza ha una risposta. Il dolore infatti viene sentito in modo più intenso e più prolungato dalle donne e il motivo sarebbe di carattere biologico. Le differenze ormonali tra uomo e donna sono il motivo di questa diversità e scoprire il meccanismo che regola la percezione del dolore permetterà agli scienziati di mettere a punto dei trattamenti analgesici che siano più efficaci per il genere femminile.

Nicla Panciera sul quotidiano La Stampa nel corso della 2° Giornata Nazionale della Salute della donna, indetta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin per il 22 aprile, spiega perché le donne soffrono il dolore diversamente. Secondo una indagine che ha coinvolto 85mila adulti in 17 Paesi nel mondo, la sintomatologia dolorosa cronica affligge il 45% delle donne rispetto il 31,4% degli uomini:

“Nelle donne, poi, alcune patologie sono più ricorrenti: la fibromialgia lo è 6 volte di più rispetto agli uomini, la cefalea tensiva cronica 4 volte di più, il lupus fino a 9 volte, l’artrite reumatoide 2,5 volte in più, l’artrosi 3 volte di più intorno alla menopausa, l’emicrania 3 volte di più”.

Ma qual è il motivo di questa differenza? Il ruolo chiave sarebbe svolto dagli ormoni, come spiega Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia presso l’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano e Presidente della Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus:

“Ciononostante, la donne ricevono molta meno attenzione diagnostica e terapeutica, ritrovandosi così costrette a soffrire di più e più a lungo, con l’avanzare dell’età. Nel sesso femminile, dopo la pubertà le malattie infiammatorie e autoimmuni raddoppiano o addirittura triplicano per l’effetto degli ormoni sessuali sulle cellule che regolano le difese immunitarie; in particolare, la fluttuazione degli estrogeni legata al ciclo mestruale stimola la liberazione di sostanze infiammatorie nei tessuti, che peggiorano le eventuali infiammazioni in corso ed il dolore ad esse correlato”.

 

Nonostante questa differenza, la maggior parte degli studi clinici sono condotti su uomini e nonne tengono conto. In generale, spiega la Pancieri, il dolore funziona in questo modo:

“Cosa accade quando ci feriamo un dito, ad esempio? L’impulso doloroso proviene dalle terminazioni nervose specifiche, deputate alla trasmissione degli stimoli dolorosi, che si trovano nel tessuto periferico danneggiato (ad esempio la pelle del dito) ed eccitano neuroni specifici del midollo spinale. Da qui l’impulso viaggia e si propaga attraverso vie parallele che coinvolgono contemporaneamente diversi centri sottocorticali e diverse regioni cerebrali. Questo spiega perché il segnale doloroso sia fortemente modulabile.

Nel caso del dolore cronico, ad esempio, può esserci una sua amplificazione. Esiste poi uno specifico sistema discendente, che origina da centro sottocorticali, in grado di ridurne l’intensità impedendo l’arrivo di un segnale troppo forte ai centri nervosi superiori. Una via discendente particolarmente rilevante proviene dal locus coeruleus, il più importante nucleo adrenergico del sistema nervoso centrale. Esso è responsabile dell’analgesia da stress, quella ben nota risposta adattativa dell’organismo che consiste nella soppressione del dolore in situazioni di forte tensione emotiva”.

Queste “vie del dolore” funzionerebbero diversamente tra uomo e donna proprio per via delle differenze biologiche, in particolare legate agli estrogeni:

“I farmaci antalgici hanno diversi meccanismi d’azione che agiscono a livelli diversi di queste vie del dolore e la precisa conoscenza delle vie nocicettive ha permesso di creare analgesici sempre più efficaci. «I farmaci antidolorifici agiscono sulle vie discendenti, inibendo la percezione del dolore. Come ad esempio i trattamenti antidepressivi, che agiscono sui neurotrasmettitori responsabili del dolore cronico e sono efficaci anche sul dolore neuropatico» spiega Fornasari. Ma le donne, in generale, assorbono diversamente anche le sostanze contenute nei farmaci, e questo diverso metabolismo tra i due generi rende ancora più fondamentale includere negli studi anche un numero adeguato di soggetti femminili che permetta di evidenziare eventuali differenze di genere nell’efficacia dei trattamenti analgesici”.