Fecondazione in vitro, usare embrioni congelati da un mese aumenta le chance

Pubblicato il 3 Ottobre 2012 - 20:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Meno della metà delle donne che si rivolge alle cliniche della fertilità per avere figli resta incinta dopo un solo trattamento. Adesso però, sottolinea il Wall Street Journal, alcuni ricercatori credono di aver trovato come colmare queste lacune. Non impiantando gli embrioni freschi ma aspettando un mese lunare.

Ci sono sempre più prove che congelare un embrione dopo la fertilizzazione in vitro e scongelarlo prima dell’impianto porta a tassi più alti di gravidanza rispetto all’uso immediato dell’embrione.

Uno studio recente ha dimostrato che il 50% delle donne restano incinte dopo la fertilizzazione in vitro usando un embrione congelato di recente. Al contrario, le donne che ricevono embrioni non congelati hanno il 38% delle possibilità di restare incinte.

Secondo molti medici, però, usare embrioni congelati da poco porta a gravidanze più sicure e riduce il rischio di complicanze durante il parto. Alcune cliniche stanno già usando più embrioni congelati per le pazienti.

A prescindere dal fatto che l’embrione usato sia fresco o congelato, però, c’è un solo fattore che può influire sul successo di questa fecondazione. Le possibilità per una donna di restare incinta con la fecondazione in vitro dipendono dall’età e dalla salute della donne, e le capacità e l’esperienza della clinica o del laboratorio che effettua la pratica.

Con la fecondazione in vitro gli ovuli vengono presi da una donna che ha avuto difficoltà a concepire, e poi vengono fertilizzate con lo sperma dell’uomo in laboratorio. Per cercare di raccogliere il numero più alto possibile ovuli in una sola volta, i follicoli ovarici vengono stimolati con degli ormoni. Quindi la procedura tipica negli ultimi anni prevedeva che uno o più embrioni venissero trasferiti nelll’utero della donna immediatamente, mentre gli altri embrioni venivano congelati per usi futuri.

Con il tempo, però, alcuni medici hanno iniziato a notare che il tasso di gravidanza delle loro pazienti era più alto se venivano usati embrioni congelati da poco piuttosto che embrioni freschi. Il motivo, sottolinea il Wall Street Journal, potrebbe essere che la stimolazione dei follicoli attraverso i farmaci con alti livelli di ormoni, soprattutto estradiolo, ha un impatto negativo sulle pareti dell’utero.

A quel punto alcune donne, circa il 10%, sviluppano una sindrome da iperstimolazione ovarica, che è stata indicata come una delle cause di un possibile aumento di complicanze durante la gravidanza.  Aspettando almeno un mese lunare, invece, l’embrione può essere trasferito in modo più naturale nell’utero.