Quando l’ospedale ti fa male: perché la sveglia all’alba per misurare la febbre?

Pubblicato il 19 Settembre 2012 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA
ospedale

(LaPresse)

ROMA – La sveglia alle 6 per la febbre e la pressione da misurare. I rumori delle apparecchiature mediche, come le pompe di infusione. E ancora le chiacchiere dell’infermiera o del parente di turno proprio fuori alla porta della stanza in cui il paziente riposa. Questi sono i casi in cui l’ospedale, scrive il primario Giuseppe Remuzzi su Il Corriere della Sera, fa più male che bene ai pazienti. Eliminare il sonno, secondo una ricerca americana, alza la pressione e abbassa le difese immunitarie, non garantendo una veloce guarigione di chi è ricoverato.

Il Corriere scrive che il problema dei malati il cui sonno viene disturbato negli ospedali è un problema che si sono posti negli Stati Uniti, dove la Emory University ha iniziato una ricerca scientifica sul tema. Il professore Orfeu Buxton ha sottoposto 12 dei suoi studenti a registrazioni dei rumori “tipici” dell’ospedale mentre dormivano:

“Gli studiosi hanno visto (il lavoro di Orfeu Buxton è pubblicato su Annals of Internal Medicine di questi giorni) che la cosa peggiore, specialmente nei periodi di sonno leggero, sono gli allarmi delle pompe di infusione e la gente che parla ad alta voce nei corridoi o addirittura fuori dalle stanze (basterebbe avere il garbo di chiudere le porte, ma negli ospedali non lo fa quasi nessuno). Questi rumori svegliavano gli studenti quasi sempre. C’era anche chi non si svegliava o non ricordava di essersi svegliato ma tutti, con i rumori dell’ospedale, al mattino si sentivano già un po’ stanchi”.

Il risultato della ricerca ha preoccupato Remuzzi, che scrive circa il limite di questa ricerca. Un fisico giovane e sano reagisce diversamente da quello di un uomo malato o in preda ai dolori:

“E per le persone anziane e malate, specie se si è appena riusciti a prendere sonno, svegliarsi di soprassalto è una tragedia. Anche perché se non si dorme la pressione del sangue si alza (per via dell’adrenalina e di altri ormoni) e questo alla lunga fa male anche al cuore, e poi ci sono disturbi dell’umore, difficoltà a concentrarsi e perdita di memoria. I più vecchi poi, che hanno bisogno di ricoveri frequenti, se non dormono per tante notti di fila perdono l’orientamento e in casi particolari si arriva al delirio. E si dovrebbe fare di tutto per evitarlo – qualche ospedale negli Stati Uniti ha stabilito un «quiet time» proprio per questo -: gli anziani che hanno disturbi cognitivi legati all’ospedalizzazione alla fine muoiono più degli altri. Insomma, quello dei rumori in ospedale è un problema grave a cui si dovrebbe dare davvero molta più attenzione”.