Parkinson, ricreati in laboratorio i neuroni danneggiati dalla malattia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2014 - 12:51| Aggiornato il 10 Novembre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Parkinson, ricreate in laboratorio i neuroni danneggiati dalla malattia

Parkinson, ricreate in laboratorio i neuroni danneggiati dalla malattia

STOCCOLMA  – Contro il morbo di Parkinson una cura è più vicina. I ricercatori dell’università svedese di Lund hanno scoperto che i neuroni persi in una malattia neurodegenerativa come il Parkinson possono essere rimpiazzati con nuovi neuroni preparati in laboratorio partendo da cellule staminali embrionali umane.

I ricercatori svedesi, spiega la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo su Repubblica, hanno trovato il modo di “convincere” staminali embrionali a diventare i neuroni dopaminergici (ovvero quei neuroni che producono dopamina) che, nei malati di Parkinson, muoiono. In tanti ci avevano provato prima e hanno ottenuto neuroni: ma, spiega Cattaneo, non erano “autentici” e dopo il trapianto non erano abbastanza efficaci.

Le cellule trapiantante in questo nuovo studio svedese funzionano così bene da generare una “straordinaria rete di ramificazioni nervose che si dipartono dai nuovi neuroni innestati”.

Gli scienziati svedesi, spiega Davide Patitucci sul Fatto Quotidiano, hanno prima ottenuto i neuroni che producono dopamina dalle staminali embrionali umane e poi li hanno trapiantati nei topini di laboratorio, scoprendo che erano in grado di connettersi alle alter cellule nervose del tessuto ospite.

“Si tratta di un risultato che ha richiesto tanti anni di ricerca. Speriamo adesso di poterlo affinare ulteriormente, fino a riuscire a produrre le cellule nel rispetto dei parametri necessari per l’utilizzo clinico”,

ha spiegato Malin Parmar, autrice dello studio. 

Questa ricerca potrebbe avere anche importanti ricadute nella comprensione di un’altra patologia neurodegenerativa che colpisce la coordinazione muscolare e porta a disturbi cognitivi, la malattia di Huntington, che il gruppo della Cattaneo presso l’Università di Milano studia da tempo, come spiega la stessa Cattaneo:

“I consorzi europei accelerano i percorsi di studio in tante direzioni. Abbiamo potuto conoscere i risultati svedesi in anticipo, discuterli e integrarli nei nostri esperimenti. In questa prospettiva, la collaborazione europea emerge ancora una volta come qualcosa di enormemente prezioso”.