Pinze e garze in addome 8,7%, operati ad organo sano 1,5%: gli errori chirurgici

Pubblicato il 29 Maggio 2013 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Pinze e garze in addome, operati ad organo sano: quando la chirurgia sbaglia...

Pinze e garze in addome, operati ad organo sano: quando la chirurgia sbaglia…

ROMA – Pinze e garze lasciate nell’addome del paziente operato nell’8,7% dei casi in Italia. Interventi eseguiti nella parte sbagliata del corpo, e quindi ad organi sani, nell’1,5% dei casi. E poi le cadute in reparto. Questi sono gli “eventi sentinella” che causano la morte del paziente, o gravi danni, proprio nelle sale operatorie e negli ospedali dove il malato cercava la propria guarigione. Michele Bocci scrive su Repubblica che negli Stati Uniti i casi di questo tipo sono tra i 4mila e i 6mila l’anno, mentre in Italia sono stati 1440 tra il 2005 e il 2011. Un numero fornito dai pochi dati che le Asl delle Regioni hanno deciso di segnalare al Sistema sanitario nazionale.

Bocci racconta l’ennesimo caso di malasanità:

“La donna, 87 anni, è morta nel febbraio scorso. Nell’addome aveva una pinza chirurgica di 22 centimetri, dimenticata da chi l’aveva operata sette mesi prima all’ospedale di Salerno per rimuovere un tumore. Un caso da triste manuale di malasanità che qualcuno potrebbe ritenere più unico che raro. In realtà non lo è: magari con esiti meno drammatici, i chirurghi continuano a dimenticare garze, pinze, aghi, tamponi e altro nella pancia dei loro pazienti”.

Ma degli eventi sentinella, spiega Bocci, l’8,7% riguarda proprio la voce “strumento o altro materiale lasciato all’ interno del sito chirurgico che richieda un altro intervento”, mentre l’1,5% è per “procedure chirurgiche svolte nella parte del corpo sbagliata”. Gianluigi Melotti, primario a Modena e presidente onorario di Acoi, associazione chirurghi ospedalieri italiani, e consigliere della Sic, società italiana di chirurgia, spiega a Repubblica che i dati sono pochi e che le “check list” aiuterebbero a scongiurarli:

“Errori del genere vengono commessi meno che in passato ma ci sono ancora. I dati però dovrebbero dirci di più: vorrei sapere se si sbaglia più spesso durante interventi di urgenza o di elezione, oppure di giorno o di notte. Ad esempio si prevede che all’inizio e alla fine si contino strumenti e garze. Un modo per essere certi che qualcosa non è rimasto nel corpo del malato. Guardare il paziente non basta, nell’addome ci sono anfratti che possono nascondere, ad esempio, una garza imbevuta di sangue”.

Insomma errori ce ne sono, ma secondo Melotti la colpa potrebbe essere anche la situazione di profonda difficoltà economica del Sistema sanitario nazionale:

“Se un ospedale oppresso dai debito smette di comprare le garze con il filo di contrasto radiologico, diventa impossibile scoprire con una rx se una persona sta male perché i medici hanno dimenticato qualcosa. Non bisogna incolpare solo i medici, che possono avere i loro torti ma vivono in un’era in cui è sempre più difficile rispettare il loro turn over. Certe specialità sono sguarnite e i chirurghi devono correre da una parte all’altra per stare dietro a urgenza e elezione. Il rischio di sbagliare cresce. Non voglio essere pessimista ma se guardo gli organici in sofferenza e penso alle difficoltà a reperire il personale che avremo in futuro, temo che assisteremo ad un aumento di problematiche”.