Procreazione medicalmente assistita, a che punto siamo? Arriva “La campagna del…cavolo”

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 8 Marzo 2019 - 16:40 OLTRE 6 MESI FA
Procreazione medicalmente assistita, lanciata la campagna del cavolo

Procreazione medicalmente assistita, a che punto siamo? Arriva “La campagna del…cavolo”

ROMA – Sono oltre 80mila le coppie che nel 2017 hanno avuto accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) per avere un figlio. I bimbi nati grazie alla fecondazione assistita sono stati 13mila. In Italia la legge che regola la procreazione assistita ha ormai 15 anni e non risponde alle necessità di coloro che vogliono diventare genitori. Una strada in salita per gli aspiranti genitori, tanto che esiste ad oggi un vero e proprio fenomeno di “turismo sanitario” verso la Spagna e i Paesi dell’est Europa, dove l’accesso a questa pratica è più facile.

In questo contesto, nasce “La campagna del…cavolo”. Una campagna promossa dalla Fondazione PMA Italia per dare la possibilità alle coppie che lo desiderano di accedere alla procreazione medica assistita e che si basa su quattro concetti chiave: prevenzione, informazione, educazione e preservazione. Luca Mencaglia, presidente della Fondazione PMA, ha spiegato durante il convegno tenuto presso la Sala Isma del Senato a Roma dell’8 marzo, che sempre più coppie lamentano oggi problemi di sterilità o infertilità. Stili di vita sbagliati, scelte procreative in età sempre più tarda e mancanza di prevenzione e informazione sui temi della fertilità pesano, ma possono essere risolti.

Mencaglia ha dichiarato: “Per contrastare tutto questo la Fondazione PMA Italia, ente rappresentativo a livello nazionale dei principali centri di PMA pubblici e privati e delle Associazioni di pazienti, promuove in collaborazione con le istituzioni locali e nazionali, una campagna sociale di informazione destinata a tutti i cittadini in età potenzialmente fertile per prevenire problematiche di infertilità ovvero per porvi rimedio”.

In Italia esiste una grande differenza per l’accesso tra centri pubblici e privati, inoltre anche di regione in regione i servizi a disposizione dei cittadini e delle coppie sono altamente variabili. Sempre più aspiranti genitori si rivolgono all’estero, motivo per cui la fondazione sente la necessità di offrire ai cittadini anche nel nostro Paese una possibilità di accesso alla procreazione medicalmente assistita, che passa anche dalla necessità di una nuova legge che regolamenti il fenomeno.

La legge numero 40 del 2004 sulla procreazione assistita compirà 15 anni proprio il 10 marzo 2019, una legge ormai obsoleta davanti ai bisogni delle coppie. Le nascite nel nostro Paese sono in calo, l’età media della popolazione sta aumentando con conseguenze che affliggono non solo la sfera individuale delle singole coppie, ma anche la società, la ricerca e la politica.   

L’obiettivo della Campagna del cavolo è dunque quello di riaprire un dibattito, anche politico, sulla procreazione medica assistita per un fenomeno che coinvolge la popolazione su più livelli. Gianni Baldini, avvocato e direttore della fondazione PMA Italia, sottolinea durante il convegno romano l’importanza di una nuova legge, dato che quella in vigore è ormai obsoleta ed è stata smantellata dalle diverse sentenze della Cassazione in materia. Come ad esempio la sentenza del 2014, che abolisce il divieto di fecondazione eterologa in Italia, cioè fecondazione con donazione di gameti da una persona terza alla coppia.

E allora nasce “La campagna del…cavolo”, come spiega Baldini, per promuovere la coordinazione tra centri pubblici e privati, informare sulla fertilità. Una scelta, quella del cavolo come simbolo, che vuole essere anche provocatoria ma che nasconde un significato più profondo, dice Baldini: “E’ un alimento che in inverno garantisce vitamine, che proprio come la gestazione richiede 9 mesi di tempo per la raccolta dopo la semina. Le contadine che lo raccoglievano poi venivano chiamate proprio levatrici, perché tagliavano il cordone ombelicali che li legava alla terra”.   

Chi si avvicina alla Pma, sottolinea Baldini, non lo fa per scelta ma per necessità. Ci sono le coppie con problemi di fertilità o sterilità, ma anche persone come i pazienti oncologici, la cui fertilità viene messa a rischio dalle terapie. Per questo motivo oltre alla informazione ed educazione serve la prevenzione, come ad esempio la crioconservazione dei gameti, siano essi spermatozoi o ovociti. Si parla in questo caso di “medical freezing”, cioè la preservazione dei gameti per ragione di salute compromessa.

Ci sono poi donne e uomini che, vuoi per le attuali condizioni lavorative che per la tardiva creazione di una coppia, si ritrovano a rimandare il progetto genitoriale in età avanzata e per questo la campagna vuole fare informazione anche sul “social freezing”, la preservazione dei gameti che, se non usati, potrebbero essere utilizzati in futuro per le donazioni. Per questi motivi l’intervento normativo da parte del governo diventa necessario. 

Grazie all’impiego delle tecnologie biomediche più avanzate sarà dunque possibile nei centri aderenti alla Fondazione, che sono 54 in tutta Italia tra privati e pubblici, effettuare il congelamento dei propri gameti sia per ragioni mediche che sociali. Inoltre sarà possibile per le coppie sterili accedere alla riproduzione con gameti donati da terzi. Alla crescente richiesta di queste metodiche, però, si contrappone la scarsità di donatori nel nostro Paese, che rende necessario sviluppare una cultura della donazione per consentire a tante coppie di realizzare un progetto genitoriale che sarebbe altrimenti negato.

Il senatore Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, che è tra gli organizzatori dell’evento dell’8 marzo, ha commentato: “Questi temi sono di grande importanza, specialmente in un Paese come in Italia dove il tasso di natalità è molto in calo. L’Italia è un Paese sempre più anziano, con tutto ciò che ne consegue, anche in termini economici. È pertanto rilevante favorire la ricerca e facilitare il percorso alle coppie che decidono di valutare le opportunità disponibili nei casi di infertilità. Obiettivo comune è il benessere delle future mamme. Le istituzioni sono parte attiva insieme ai centri specialistici e alle associazioni dei pazienti per fluidificare questi processi”.