E’ di un italiano espatriato il primo chip per computer quantistici

Pubblicato il 17 Settembre 2010 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

E’ stata condotta da un italiano in Gran Bretagna la ricerca internazionale che ha realizzato il primo chip del futuro, descritto sulla rivista Science. Un risultato che, secondo gli esperti, potrebbe più che dimezzare (da 25 a 10 anni) i tempi per trasformare in realtà i potenti e velocissimi computer quantistici.

Nato a Venezia e laureato a Padova, Alberto Peruzzo ha 32 anni e lavora nel Centro di Fotonica Quantistica dell’università di Bristol. ”E’ affascinante l’idea che i futuri computer quantistici permetteranno di simulare quello che avviene in una molecola o in una reazione chimica”, ha detto Peruzzo all’ANSA.”Queste simulazioni oggi sono difficili anche per i supercomputer”.

Il cambiamento portato da questa scoperta è rivoluzionario, e npotrebbe avere ripercussioni importanti su molti campi della ricerca, dalla comprensione di processi come fotosintesi e superconduttività. Tra le ricadute che fin da ora è possibile immaginare, ci sono nuove celle solari, futuristici materiali high-tech e sintesi di nuovi farmaci.

Particelle “a spasso”: gli esperimenti fatti finora hanno utilizzato una sola particella di luce (fotone), che veniva fatta entrare in un percorso (nel gergo dei fisici per fare una “passeggiata”) e compiere alcune operazioni. ”Per la prima volta siamo riusciti a far entrare nello stesso circuito due fotoni”. Se gli esperimenti con un solo fotone obbedivano ancora alle leggi della fisica classica con due fotoni si entra nel territorio della fisica quantistica.

In un luogo e dappertutto: quando i due fotoni vanno ”a spasso” nel circuito si comportano come onde, influenzandosi reciprocamente, ma possono essere visti anche come ”palline” e localizzate in modo preciso in un punto del circuito. ”Vale a dire che un fotone può trovarsi nello stesso tempo in un posto e in tutti i posti”, osserva Peruzzo. E’ anche possibile localizzarli nel momento in cui escono dal circuito.

Milioni e milioni di misure: si potranno ottenere con i nuovi chip e il gruppo di Bristol sta già pensando al futuro. ”Proveremo a ottenere chip con 3 fotoni e poi con 4, ottenendo in questo modo una potenza di calcolo che aumenterà in modo esponenziale”. Se una passeggiata quantistica con un fotone ha 10 possibili risultati, quella a due fotoni ne ha 100, quella a tre 1.000 e così via. Poiché i fotoni che circolano nello stesso circuito sono correlati a distanza grazie a una proprietà che i fisici chiamano ”entanglement”, un solo impulso può ripercuotersi in tutte le direzioni possibili. E’ come se nel chip se più calcoli venissero eseguiti in parallelo.