Australopiteco Lucy, osso di babbuino tra i resti dello scheletro antico

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 26 Aprile 2015 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA
Australopiteco Lucy, osso di babbuino tra i resti dello scheletro antico

Australopiteco Lucy, osso di babbuino tra i resti dello scheletro antico

ROMA – Un frammento di osso di babbuino è stato scoperto tra i resti di Lucy, la più antica progenitrice dell’uomo. Una scoperta che comunque, assicurano i paleontologi, non mette in discussione i 3,2 milioni di anni di storia e risposte che lo scheletro ci ha regalato sull’evoluzione dai nostri antichi antenati fino all’arrivo dell’homo Sapiens.

Era il 1974 e la canzone “Lucy in the sky with diamonds” dei Beatles suonava quando i paleontologi armati di paletta e pennello riportavano alla luce i resti del primo ominide che ha camminato in posizione eretta nel villaggio di Hadar, in Etiopia. Proprio in onore di quella canzone che risuonava tra gli scavi lo scheletro ha preso il nome di Lucy: non uno scheletro intero, ma dozzine di antichi frammenti.

Ci sono voluti 40 anni e centinaia di studi per scoprire che quel frammento di vertebra aveva una particolarità: era più piccolo degli altri. Un particolare che ha insospettito Gary Saywyer e Mike Smith, dell’American Museum of Natural History di New York. I due paleontologi, aiutati da Scott Williams della New York University, stavano lavorando ad una nuova ricostruzione dello scheletro quando hanno notato la vertebra.

William ha raccontato a New Scientist che il frammento non sembrava combaciare con gli altri, per via delle dimensioni ridotte e ad accorgersene è stato Mark Meyer, dello Chaffey College in Rancho Cucamonga, con cui lo scienziato aveva collaborato alla ricostruzione di un altro ominide, l’Australopithecus sediba:

“Mentre ricostruivamo lo scheletro, Mark si è concentrato su un frammento di vertebra. Nessuno, incluso me, gli aveva mai prestato attenzione, ma in effetti era troppo piccolo per far parte della colonna vertebrale di Lucy”.

Williams e Meyer allora hanno iniziato a indagare le caratteristche del frammento e le specie animali che 3,2 milini di anni fa popolavano la zona vicina al villaggio etiope dve Lucy è stata ritrovata. Il frammento, spiegano, non apparteva a nessuno degli australopithecus conosciuti ma piuttosto ad un babbuino:

“Per forma e dimensione la conclusione a cui siamo arrivati è che si tratti di un babbuino – ha spiegato Williams – . Il mistero sembra risolto: la vertebra dovrebbe essere quella di un babbuino, lavata e trasportata insieme ai resti di Lucy”.

La scoperta però non mette in crisi tutto quello che Lucy rappresenta: il frammento può essere arrivato in qualsiasi modo ed è talmente piccolo e malmesso da non aver mai rappresentato un interesse per alcuno, come spiega anche Dan Gebo, della Northern Illinois University in DeKalb:

“Lavorare su queste ossa rotte è sempre un problema e molti di noi non sono specializzati sulla colonna vertebrale, non è così strano fare un piccolo errore”.

Inoltre in quella zona non erano presente babbuini, quindi non c’è nemmeno modo di pensare che Lucy potesse essere una sorta di specie ibrida e ovviamente ci sono anche paleontologi che prima di vedere la ricerca, che sarà presentata all’annuale congresso di paleontologia, non hanno intenzione di credere che la vertebra possa davvero essere di un babbuino.

E se lo fosse? Nessuno sembra preoccuparsi, anzi c’è anche chi dice: “Possiamo perdonare a Don Johanson e i suoi colleghi una così piccola svista”.