Cern, dopo Bosone di Higgs intravista una nuova particella

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 16 Dicembre 2015 - 18:14 OLTRE 6 MESI FA
Cern, dopo Bosone di Higgs intravista una nuova particella

Cern, dopo Bosone di Higgs intravista una nuova particella

GINEVRA – Ha una massa 6 volte superiore a quella del bosone di Higgs e la sua natura è totalmente sconosciuta. Il Cern di Ginevra ha annunciato così di aver “intravisto” una nuova misteriosa particella dai segnali rilevati negli esperimenti Atlas e Cms dell’acceleratore Large Hadron Collider, Lhc.

I dati raccolti sono preliminari, sottolineano gli scienziati, che prima di gridare alla scoperta della nuova particella vogliono analizzare i dati per confermare che non si tratti di un errore. Una cautela ancora più necessaria dopo l’episodio dell’esperimento Opera e dei “neutrini più veloci della luce“.

Per ora dunque non si può parlare di scoperta, ma solo di un segnale anomalo, in attesa della eventuale conferma dall’analisi dei dati nella primavera 2016 per cui il segnale osservato è effettivamente una particella mai osservata. I dati preliminari intanto sono apparsi sulla rivista scientifica Nature, dopo che il 15 dicembre il Cern ha annunciato di aver osservato un “eccesso locale”, come spiegato da Marina Cobal, responsabile dell’esperimento Atlas per l’Italia e appartenente all’Infn:

“Quello che vediamo è un piccolo eccesso locale, con una massa sei volte maggiore rispetto a quella del bosone di Higgs, ma potrebbe ancora essere una fluttuazione e non abbiamo ancora un’evidenza statistica sufficiente. Sicuramente è qualcosa di interessante e da tenere sott’occhio”.

Lhc torna dunque a far parlare di sé, soprattutto ora che ha raggiunto i 13 miliardi di elettronvolt, una energia da record e tale da permettere di studiare fenomeni fisici mai osservati prima. L’attenzione per il segnale osservato, dato che è ancora troppo presto per definirlo particella, resta alto e i fisici teorici stanno già cercando una possibile spiegazione per l’interpretazione dei dati, come spiega all’Ansa Fabio Zwirner, della sezione di Padova dell’Infn:

“Ormai siamo in una zona di frontiera nella quale nessuno sa che cosa troveremo. Probabilmente andranno rivisti tra sei mesi, ma sono il segnale dell’interesse che c’è per questa fisica di frontiera, che esplora i confini delle nostre conoscenze”.