Dopo Tunguska per la Russia seconda ferita dal cielo. Dall’Asia all’Europa

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 - 16:00| Aggiornato il 2 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – 105 anni separano l’evento di Tunguska e la pioggia di frammenti di un meteorite che oggi 15 febbraio 2013 ha colpito la regione di Cheliabinsk negli Urali, a circa 1000 chilometri a est di Mosca. La Russia sembra così essere l’obiettivo preferito di comete e meteoriti.

La mattina del 30 giugno 1908 un meteorite o un asteroide, a seconda delle versioni, colpì la pianura siberiana nelle vicinanze del fiume Podkamennaja Tunguska, . Un’esplosione che fu in grado di abbattere in pochi secondi circa  60-80 milioni di alberi su una superficie di 2.150 chilometri quadrati con un’onda d’urto pari ad un terremoto di grado 5 della scala Richter.

Dopo 105  anni ancora una volta la Russia è ancora protagonista dell’attacco dal cielo, colpita da frammenti di un meteorite dal peso stimato di circa 10 tonnellate, esploso nell’atmosfera tra i 30 ed i 50 chilometri di altezza. Lo schianto del meteorite, che secondo l’agenzia spaziale russa Roscomos viaggiava a 30 chilometri al secondo, ha danneggiato circa 3.000 edifici.

“Sembrava davvero la fine del mondo” raccontano i testimoni. Almeno 950 i feriti tra i quali 82 bambini. Per fortuna, commentano gli scienziati, è stata colpita una zona poco popolata della Russia. I frammenti del meteorite infatti si sono abbattuti a circa 80 chilometri dalla città di Satka, non lontano da Chelyabinsk.

L’evento non è collegato con il passaggio dell’asteroide 2012 DA14 come spiegato da Milani, responsabile del gruppo di ricerca NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra. Nella regione di Chelyabinsk, area dell’impatto dei frammenti del meteorite, è stato trovato un cratere di circa 6 metri.

A Tunguska invece il cratere non fu mai trovato. Il mineralologo russo Leonid Alekseevič Kulik però riuscì, grazie a riprese aerofotografiche della zona, a calcolare l’area della catastrofe.  Gli unici testimoni dell’esplosione infatti furono i pochi componenti della tribù indigena degli Evanki. Il dibattito scientifico su Tunguska però rimane aperto. C’è chi tende ad escludere la pista meteorite e c’è chi parla di comete. Senza dimenticare le piste alternative che, come in ogni catastrofe che si rispetti, parlano di Ufo o, addirittura, tirano in ballo lo scienziato Nikola Tesla. La Russia così è diventata nel tempo obiettivo numero uno di comete, asteroidi e complottisti.