L’involuzione del genere umano: ridotto del 10% negli ultimi 10 mila anni

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 13 Giugno 2011 - 11:54| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’evoluzione del genere umano è un tema delicato, anche se d’ora in poi sarebbe più corretto parlare di “involuzione”: negli ultimi 10 mila anni ci siamo ristretti, perdendo il 10 per cento della massa cerebrale rispetto ai primi Homo Sapiens e scendendo da un peso medio di 80-90 chilogrammi ad uno di 70-80 chilogrammi. A darne notizia Marta Lahr, co-direttore del Centro per gli Studi dell’evoluzione umana dell’università di Cambridge: “gli esseri umani erano più alti e muscolosi. Lo studio dei fossili non è omogeneo, ma dimostra qual è stato il nostro cammino nel corso di oltre 190 mila anni. Il cambiamento è stato notevole. Non siamo cresciuti, ci siamo rimpiccioliti”.

Prove evidenti di questo rimpicciolimento si evincono dalla struttura dei crani rinvenuti in Africa, Asia ed Europa, che presentano strutture di fondo simili fra loro: “tutti erano più grandi noi, lo testimoniano anche le armi, gli strumenti musicali, gli oggetti di uso comune. Il cambiamento sostanziale è avvenuto negli ultimi 10 mila anni. La domanda banale da porsi è: perché? C’è anche una risposta abbastanza semplice, ma forse non definitiva: l’arrivo dell’agricoltura”, ha spiegato la Lahr.

Uno studio recentemente pubblicato dall’antropologa Amanda Mummert, dell’università di Emory di Atlanta, conferma quanto riferito dalla Lahr: l’analisi di 21 organizzazioni sociali che hanno abbandonato la caccia in favore dell’agricoltura hanno mostrato una riduzione dell’altezza media ed un aumento delle patologie, legato secondo la Mummert alla mancanza di micronutrienti provenienti dalla cacciagione, poiché anche se con l’agricoltura “le calorie sono state abbondanti, vitamine e minerali decisivi per la crescita sono diventati insufficienti”.

Alcuni studiosi non sono però convinti che la risposta di questa involuzione sia legata all’agricoltura, come Chris Stringer, docente presso il Natural History Museum di Londra, che ha fatto notare come molte popolazioni rimaste legate alla caccia, oltre che all’agricoltura, hanno sviluppato una muscolatura laterale, ritenendo dunque più probabile il passaggio da una vita nomade ad una sedentaria la base delle riduzioni registrate nell’evoluzione umana.

La Lahr ha poi osservato che “abbiamo perso una porzione di materia cerebrale pari a una pallina da tennis. Forse dipende dal fatto che il cervello assorbe circa un quarto dell’energia prodotta dal corpo. Calando le dimensioni fisiche calano anche quelle cerebrali”. Affermazione che ha suscitato il commento del collega Robert Foyer: “siamo pezzi di pongo. La nostra forma e la nostra dimensione cambiano continuamente. Non è meraviglioso?”. Meraviglia e mistero per il nuovo tassello che si aggiunge al complesso puzzle dell’evoluzione del genere umano. Scusate, dell’involuzione.