Macchina verità fa cilecca col criminale? Colpa del cervello troppo complesso…

Pubblicato il 6 Giugno 2013 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
Macchina verità fa cilecca col criminale? Colpa del cervello troppo complesso...

Macchina verità fa cilecca col criminale? Colpa del cervello troppo complesso… (Foto LaPresse)

ROMA – La macchina dell verità a volte fa cilecca. E smette di funzionare proprio quando sotto alla sua attenta osservazione si cela un criminale e magari anche colpevole. Il motivo? Il cervello è un organo troppo complesso e quello dei criminali sarebbe in grado di sopprimere ricordi e senso di colpa, riuscendo così ad ingannare l’ignaro poligrafo. La scoperta è stata possibile grazie allo studio del cervello con MRI. Lo studio ha utilizzato i sistemi No Lie Mri o Brain Fingerprinting Laboratories, sistemi basati appunto sulla neuroimaging che vede cosa accade nel cervello delle persone.

Emanuela Di Pasqua spiega le fasi dello studio sulle pagine del Corriere della Sera:

“Uno studio promosso dalle Università di Cambridge, Kent e Magdeburg dimostra infatti che talvolta il reo mette in atto, volontariamente, temporanei meccanismi di soppressione della memoria in grado di mandare in tilt qualsiasi tecnica, proprio perché le zone cerebrali chiamate in causa realmente si comportano come se non esistesse colpevolezza, anche quando non è così. I volontari osservati sono stati indirizzati a compiere finti crimini e a cercare di sopprimere successivamente il ricordo ed è risultato che alla vista di un dettaglio riconducibile all’episodio criminoso alcuni tra loro erano in grado di pilotare le reazioni del proprio cervello, impedendo all’area cerebrale che ricordava l’evento di «accendersi»”.

Zara Bergström, ricercatore a capo dello studio anglo-tedesco, ha spiegato che il problema del malfunzionamento del poligrafo non dipende dagli strumenti di neuroimaging, che sono attendibili, ma dalla complessità della psicologia umana:

“Il problema è a monte, ovvero nel comportamento cerebrale del sospettato e nella complessa psicologia umana, in grado di controllare la capacità mnemonica e accantonare i ricordi scomodi e non desiderati. Esistono Paesi, come gli Stati Uniti, l’India e il Giappone, dove la scansione dell’attività cerebrale viene considerata valida come prova nei tribunali, con la pretesa di individuare con accurata precisione un’eventuale colpevolezza. Ma la sua fallibilità sta nel fatto che l’essere umano può realmente e intenzionalmente inibire un ricordo, comportandosi a tutti gli effetti come se la memoria del crimine venisse rimossa”.