“Marco Polo scoprì l’America 200 anni prima di Colombo”: trovata antica mappa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Settembre 2014 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
"Marco Polo scoprì l'America 200 anni prima di Colombo": trovata nuova mappa

“Marco Polo scoprì l’America 200 anni prima di Colombo”: trovata nuova mappa

ROMA – Marco Polo scoprì l’America 200 anni prima di Cristoforo Colombo. A dimostrarlo sarebbe una mappa su pelle di pecora contenuta nel libro “The Mysteries of The Marco Polo Maps“, che uscirà in novembre. Una mappa antica che potrebbe riscrivere la storia, spostando alla metà del XIII secolo la scoperta delle Americhe fino ad oggi addebitata a Colombo.

Simona Marchetti sul Corriere della Sera scrive:

“Sulla cartina in questione – nota come “Map with Ship” e contenuta in una raccolta di 14 pergamene, decodificate e studiate per la prima volta nella loro totalità dal cartografo Benjamin B. Olshin per il libro “The Mysteries of The Marco Polo Maps, in uscita a novembre per la University of Chicago Press – sarebbero infatti riportati i contorni dell’Alaska e dello stretto di Bering quattro secoli prima che li scoprisse il danese Vitus Bering”.

Negli lettere di Polo inoltre sarebbe apparso spesso il termine cinese “Fusang”, che indica “una terra al di là dell’Oceano”, termine che unito all’antica mappa potrebbe dimostrare che a scoprire l’America fu proprio lui e non Colombo:

“«Questo significherebbe che l’esploratore era a conoscenza dell’esistenza delle coste occidentali del Nord America – spiega lo studioso in un articolo pubblicato sul magazine “Smithsonian” – o che comunque ne aveva sentito parlare dagli arabi o dai cinesi»”.

A parlare di terre oltre l’oceano, spiega Olshin dopo aver analizzato le carte, sarebbe stato un commerciante siriano, una terra:

“a 40 giorni di viaggio dalla penisola della Kamchatka, prima che questi salpasse per il Nord America attraverso lo stretto di Bering, incontrando anche «un grosso ghiacciaio che scendeva nel mare», come si legge ad un certo punto nel testo. La terra sarebbe quindi stata chiamata “Penisola delle Foche”, perché la popolazione che l’abitava «vestiva di pelli di foca, mangiava solo pesce e viveva in case sotterranee»”.

Nonostante la ricostruzione sia stata approvata anche dal sito MarcoPoloinSeattle.com, secondo cui Polo arrivò nello stato di Washington e nello stretto di Puget, a nutrire dei dubbi sull’autenticità della mappa è lo stesso Olshin:

“portate in America nel 1887 da un immigrato italiano di nome Marciano Rossi, che le donò poi alla Biblioteca del Congresso negli anni Trenta, sostenendo di averle ereditate da un facoltoso (ma non identificato) membro della sua famiglia.

L’inchiostro usato non è infatti ancora stato testato e l’esame del radiocarbonio della mappa chiave dell’intero lotto (metodo di datazione radiometrica usato anche per datare la Sindone) ha fatto risalire la pergamena al XV o XVI secolo, a conferma che – nella migliore delle ipotesi – si tratterebbe di una copia e non dell’originale”.

Polo d’altronde non parlò mai dell’America nelle carte in cui descriveva i suoi viaggi, anche se dichiarò volte:

“«di non aver raccontato la metà di quello che ho visto»”.

E sulla figura di Rossi, che dopo essere arrivato a Elis Island si trasfeì in California dove divenne sarto ed ebbe 6 figli, restano dei dubbi, anche se il pronipote ha dichiarato:

“«Il mio antenato era di certo un personaggio – ammette alla rivista dello Smithsonian Institution il pronipote Jeffrey Pendergraft, che vive a Houston ed è il custode dei documenti di famiglia – ma sono piuttosto scettico sul fatto che il mio bisnonno potesse avere queste incredibili conoscenze su una tale varietà di argomenti»”.