Nuova era geologica: come l’uomo ha cambiato la Terra, per sempre

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2016 - 06:06 OLTRE 6 MESI FA
Nuova era geologica: come l’uomo ha cambiato la Terra, per sempre

Nuova era geologica: come l’uomo ha cambiato la Terra, per sempre FOTO ANSA

ROMA – Forse tra migliaia e migliaia di anni l’uomo non farà più parte di questo pianeta. Certo è che rimarranno le tracce del suo passaggio sulla Terra. Gli scienziati ritengono che ci siano tutti gli elementi necessari per affermare che siamo entrati in una nuova era geologica: l’Antropocene, iniziato più o meno a metà del secolo scorso e caratterizzato da un impatto su rocce e sedimenti terrestri, che resterà visibile a lungo, per milioni di anni.

Inizialmente l’Antropocene era un termine utilizzato solo per indicare l’impatto che l’Homo sapiens ha sull’equilibrio del pianeta. Recentemente però molti geologi stanno valutando la possibilità di adottare la parola per riferirsi ad una nuova epoca geologica, diversa dall’Olocene, l’epoca geologica più recente, iniziata convenzionalmente circa 11 700 anni fa.

“La cosa fondamentale per noi è la portata dei cambiamenti che si sono verificati, che sono di dimensioni paragonabili a quelli avvenuti con l’Olocene e il passaggio dall’ultima era glaciale”, ha spiegato il dr. Colin Waters, segretario del gruppo di lavoro Anthropocene Working Group, che presenterà le sue ultime scoperte al 35 ° Congresso Geologico Internazionale (CIG), in Sud Africa, alla fine del mese.

Come si legge in un articolo del Sole 24 Ore:

“(…) I depositi antropogenici contengono nuovi materiali, i cosiddetti “tecnofossili”, che resteranno intatti nel terreno anche quando noi non ci saremo più, a partire dai 50 miliardi di tonnellate di cemento, che ormai foderano vaste fette del pianeta, fino ai 500 milioni di tonnellate di alluminio, passando per i 300 milioni di tonnellate di plastica. La combustione delle fonti fossili ha disseminato particelle di carbone su tutta la Terra, con un’impennata in corrispondenza degli anni Cinquanta. L’erosione causata dalla deforestazione e dall’urbanizzazione è una ferita permanente sulla crosta terrestre. I residui di azoto e di fosforo nel suolo, derivati dall’uso di fertilizzanti, sono raddoppiati nell’ultimo secolo.

Ma la svolta cruciale, secondo gli autori dello studio, è stata impressa il 16 luglio 1945, data in cui nel deserto del New Mexico sorse il primo fungo atomico. Con quel test atomico, eseguito pochi giorni prima dell’attacco a Hiroshima, il pianeta entrava nell’era nucleare, durante la quale migliaia di bombe atomiche fatte brillare in guerra o in pace, nel deserto o in mare hanno ‘impresso’ sulle rocce terrestri livelli altissimi di isotopi radioattivi. E’ quella, per gli scienziati dell’Anthropocene Working Group, la data d’inizio della nuova epoca (…)”.