Pelle artificiale super sensibile, si chiama e-skin e potrebbe rendere i robot come noi

Pubblicato il 12 Settembre 2010 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA

E’ stata costruita in laboratorio ed è stata subito chiama ”e-skin”, la pelle artificiale mille volte più sensibile di quella umana. E’ stata ottenuta grazie alle nanotecnologie da due gruppi di ricerca indipendenti che hanno utilizzato materiali di tipo diverso. Entrambe le strade, descritte nella rivista Nature Materials, hanno portato ad una ”pelle” che potrebbe essere utilizzata per dare a futuri robot sensibilità e tatto simili a quelli umani, per rivestire protesi di nuova generazione o ancora per nuove tecnologie touch screen.

Il nuovo materiale sensibile più della pelle umana è composto da sensori di pressione di nuova generazione, disposti su uno strato molto flessibile formato da un polimero. I due gruppi che hanno lavorato questo obiettivo sono entrambi californiani: quello dell’università di Stanford coordinato da Zhenan Bao e quello dell’università di Berkeley guidato da Ali Javey.

 ”I nostri sensori sono più sensibili della pelle umana”, spiega Zhenan Bao. ”Uno sfioramento gentile della pelle – aggiunge – corrisponde a una pressione di circa 0,1 grammi applicata su un millimetro quadrato di superficie. I nostri sensori sono 1.000 volte più sensibili, percepiscono la pressione di un moscerino molto leggero (20 milligrammi) che si posa su di essi”.

Non è la prima volta, naturalmente, che si lavora alla pelle artificiale, molti gruppi di ricerca nel mondo ci stanno lavorando ed è una gara a chi produce ‘pelle’ più sensibile e il più flessibile possibile perché essa assuma le sembianze e le capacita’ di quella umana. In robotica da anni si lavora a sensori che imitino i cinque sensi, su vista e udito sono stati fatti molti passi avanti, per olfatto e tatto il lavoro è più complesso. La sfida di sviluppare una tecnologia sensibile come la pelle umana è stata raccolta con successo da Bao e Javey, che hanno creato, con metodi e tecnologie diversi, sensori tattili ultrasensibili, disponendoli su superfici flessibili e quindi molto adatte alla complessa realtà umana (per esempio alle protesi).

Entrambi i gruppi hanno costruito sensori ultrasensibili e con alta reattività al tatto, cioé rapidissimi nella capacità di risposta, in pochi millesimi di secondo. Si tratta di un enorme balzo in avanti rispetto ai tentativi precedenti. Ma le idee non finiscono qui e c’è ancora spazio per tanta ricerca per rendere la pelle artificiale sempre più simile a quella umana in quanto a sensibilità: ad esempio, spiega John Boland del Trinity College di Dublino commentando sulla stessa rivista le due ricerche, si potrebbe arricchire la pelle artificiale di sensori di temperatura e di umidita’, o addirittura creare dei sensori che simulino la sensibilità dei follicoli piliferi e del cuoio capelluto.

Gli spazi applicativi sono enormi, dichiara Boland, non solo le protesi o la robotica: ”La pelle artificiale potrebbe servire per concepire strumenti di precisione che potenzino la destrezza e la manualità umane, strumenti che potrebbero essere usati per esempio in chirurgia mininvasiva. Altre potenziali applicazioni riguardano la tecnologia del touch screen. Qualunque sia l’applicazione – conclude l’esperto – questi sensori saranno a basso costo e ultrasensibili, progettati su substrati flessibili e in questo senso i lavori di Bao e Javey rappresentano una pietra miliare nello sviluppo di tecnologie tattili ultrasensibili”.