Ricerca: nervi rigenerati dopo danno alla spina dorsale, esperimento su topi

Pubblicato il 10 Agosto 2010 - 01:30 OLTRE 6 MESI FA

Per la prima volta al mondo, scienziati americani sono riusciti a rigenerare le connessioni nervose danneggiate dopo un trauma alla colonna vertebrale. L’esperimento di successo, riportato online su ‘Nature Neuroscience’, è stato condotto nei topi. Ma secondo gli autori, la ricerca indica una possibile strada percorribile anche nell’uomo. Obiettivo finale: ridare speranze alle persone rimaste paralizzate dopo un incidente che ha lesionato la spina dorsale. Lo studio porta la firma del neurologo del Children’s Hospital di Boston (Harvard University), Zhigang He, con cui hanno collaborato ricercatori dell’Università della California di Irvine (Uci) e di San Diego (Ucsd).

Il team è riuscito a indurre una “robusta rigenerazione” delle connessioni nervose responsabili dei movimenti volontari. Per farlo, gli studiosi hanno soppresso l’attività di un enzima chiamato Pten, che controlla meccanismi molecolari chiave nella regolazione della crescita cellulare.

Già nel 2008, sempre bloccando l’enzima Pten, Zhigang He aveva ottenuto la rigenerazione delle connessioni nervose fra occhio e cervello in topi con danni al nervo ottico. Incoraggiato da quel traguardo, lo scienziato si è quindi alleato con Oswald Steward della Uci e Binhai Zheng della Ucsd, per capire se lo stesso approccio poteva funzionare anche dopo un danno alla colonna vertebrale. Lo scopo era cioè ‘riallacciare’ il dialogo fra cervello e spina dorsale, interrotto dopo il trauma. Un primo passo verso il vero sogno: far tornare a camminare un giorno pazienti oggi costretti sulla sedia a rotelle.

“Finora – assicura Steward, professore di anatomia e neurobiologia e direttore del Reeve-Irvine Research Center all’Uci – una rigenerazione tanto consistente dei nervi nella colonna vertebrale era impossibile. La paralisi e la perdita funzionale provocata da un danno a livello della spina dorsale venivano considerate intrattabili”. Ora, invece, l’esperimento Usa rappresenta un passo avanti verso “una possibile terapia in grado di indurre anche nell’uomo – auspica lo scienziato – la rigenerazione delle connessioni nervose dopo una lesione alla colonna vertebrale”.