Stephen Hawking: ”La creazione dell’universo non è opera di Dio”

Pubblicato il 3 Settembre 2010 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA

L'astrofisico Stephen Hawking

La creazione dell’universo si può spiegare anche senza l’intervento di Dio, poiché le ultime scoperte scientifiche hanno dimostrato che esistono alternative all’idea che esso sia nato dalla mano divina.

Lo sostiene l’astrofisico britannico Stephen Hawking nel suo ultimo libro “The Grand Design” (Il progetto grandioso), di cui il Times pubblica oggi alcuni brani.

La creazione dell’universo, scrive Hawking, è stata semplicemente una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. “Poiché esistono leggi come quella della gravità – sostiene lo studioso nel libro di cui è coautore il fisico americano Leonard Mlodinow – l’universo può essere stato creato dal nulla”.

Tra le conferme trovate dalla scienza a sostegno dell’origine scientifica dell’universo, Hawking ricorda la scoperta nel 1992 di un altro pianeta che orbita intorno a una stella, in condizioni simili a quelle della Terra che orbita intorno al Sole, rendendo quindi il caso terrestre non unico.

Considerando che è altamente probabile che esistano non solo altri pianeti simili alla Terra ma addirittura altri universi, Hawking sostiene che se Dio avesse voluto creare l’universo allo scopo di creare l’uomo, non avrebbe avuto senso aggiungere tutto il resto. “Non c’è bisogno di invocare Dio per accendere la miccia che fa partire l’Universo”, scrive.

Le affermazioni dell’autore della Breve storia del Tempo hanno suscitato un immediato dibattito, com’era prevedibile. Per il matematico Piergiorgio Odifreddi, religione e scienza non possono convivere, perche’ non guardano alla stessa cosa da due punti di vista diversi ma ”una e’ letteratura, e l’altra guarda alla realta”. ”Scienza e religione vanno scisse, ma perche’ e’ come paragonare i libri di Newton alla Divina Commedia – afferma Odifreddi -: in un caso si tratta di osservazioni matematiche e misurabili, nell’altro di letteratura. Hawking nelle sue teorie elimina il concetto di tempo, secondo lui l’universo e’ come un salame di cui noi possiamo vedere solo una fetta, ma che in realta’ e’ gia’ ‘tutto li”; in questo caso non c’e’ una creazione, e quindi non c’e’ bisogno neanche di un Creatore”.

Secondo lo scienziato torinese anche i tentativi di conciliare le due visioni sono spesso frutto di una non conoscenza delle teorie fisiche: ”Si prenda il Big Bang. Questa teoria non afferma che l’universo e’ iniziato con un’esplosione, il che farebbe sorgere subito la domanda su cosa ci fosse prima, ma che andando indietro nel tempo l’universo tende verso un punto in cui c’erano massa e gravita’ infinita, ma non dice che lo abbia mai raggiunto”.

Ma per il genetista Bruno Dallapiccola, dell’ Universita’ La Sapienza di Roma, ”e’ irrilevante pensare se c’e’ o non c’e’ un Dio dietro la creazione dell’universo. E’ chiaro che nessuno puo’ dimostrarlo. Ma la religione ha la funzione di guidare un dibattito e di dare punti di riferimento all’uomo”. ”La religione – prosegue Dallapiccola – ha il diritto di dire la sua, di esprimere le proprie posizioni, ma anche la scienza ha il dovere di fare quello che vuole”.

Critico verso le posizioni del professor Hawking è il rabbino capo di Gran Bretagna, Lord Sacks, che sulle pagine dello stesso Times spiega come la conclusione che gli sviluppi scientifici escludano la possibilità dell’esistenza di un Dio è un “errore elementare” di logica. “C’è una differenza tra scienza e religione – scrive Sacks – La scienza ha a che vedere con la spiegazione. La Religione con l’interpretazione. La Bibbia non è interessata in come è nato l’Universo”. Per il rabbino l’ostilità tra scienza e religione “è una delle maledizioni della nostra epoca” che danneggia entrambe.