Uganda sogna lo spazio: volontari costruiscono una navicella in giardino

Pubblicato il 12 Dicembre 2011 - 16:45 OLTRE 6 MESI FA

KAMPALA – Chris Nsamba è ingegnere aeronautico amatoriale dell’Uganda che sogna lo spazio ed ha costruito nel giardino della casa della madre una navicella, la African Skyhawk. Aiutato da volontari e con fondi minimi, sogna di portare nello spazio un astronauta ugandese. Come ogni innovatore c’è chi lo ha considerato un folle, ma poi ha deciso di appoggiare la sua causa. Il velivolo per ora non ha un motore e l’esplorazione del cosmo per Nsamba resta ancora un sogno lontano. La madre Sarah Lugwana ha raccontato: “Le persone che venivano a vedere il suo lavoro lo chiamavano pazzo, ma ora sono impressionate”.

Nsamba ha fondato la African Space Research Programme ed ha spiegato che la African Skyhawk, la cui apertura alare è di 10 metri, potrebbe volare fuori dall’atmosfera terrestre: “Entro 5 anni lanceremo la sonda nello spazio ed entro 10 potremo portarvi un uomo”. L’Uganda non ha astronauti e Nsamba ha offerto di sottoporsi ad addestramento e certificazione, passando da pazzo visionario ed eroe per i 600 che alla causa hanno devoluto impegno e denaro.

“Sin da giovane ero appassionato allo spazio…così ogni volta che avevo tempo libero mi dedicavo al progetto”, ha raccontato Nixon Lukenge, un volontario che collabora con Nsamba. Il progetto è stato notato anche dal presidente Yoweri Museveni, il cui portavoce Richard Tushemereiwe ha detto: “Il contributo del presidente ed il supporto morale mostrano che siamo orgogliosi di questo ambizioso progetto, che supporteremo moralmente e finanziariamente”. Un supporto finanziario penalizzato dalla povertà del paese, dove i cittadini lottano per la sopravvivenza. Tushemereiwe ha comunque dichiarato: “Non credo che l’Uganda sia in grado di competere con la Cina e con altri paesi, ma possiamo dare un contributo. Le persone che si dedicano alla ricerca scientifica riescono sempre a dedicarvisi, nonostante la salute dell’economia e le turbolenze del mondo in cui vivono”.