Il #MIA2012, il red carpet, i Duran Duran e Tumblr

di @Fraq
Pubblicato il 19 Settembre 2012 - 17:10| Aggiornato il 25 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Il Macchianera Blog Awards è un premio che resiste da anni all’andamento del tempo e delle mode. Si premiano i migliori del web con un meccanismo che consente agli utenti di candidare i loro preferiti in varie (e assai numerose) categorie e di votare la short list finale in un secondo contest.
Ora, noi ne parliamo perchè da due anni finiamo, a nostra insaputa, sul red carpet virtuale.

Lasciamo perdere chi siamo e cosa facciamo. Quel che conta è come ci stiamo preparando. Sì, perchè il Macchianera Blog Awards, o Blog Fest o LA Blog Fest, come dicono quasi tutti (l’evento è stato inventato da un milanese), è l’occasione per tirarsi a lucido come divi candidati all’Oscar che devono mettersi in condizione di attraversare il tappeto rosso.

Di fatto, le settimane che precedono la consegna dei premi, rappresentano la fase più divertente del premio stesso. Si lavora poco e male, se a essere candidata è la tua azienda. In compenso vai a letto la sera e ti svegli la mattina pensando alla prossima idiozia da postare per indurre gli utenti a votare per te.

Quest’anno, per alcuni di noi è andata. Perchè abbiamo scoperto che gli altri lavoravano per noi.

Amici, colleghi, parenti… gente insospettabile che si è lanciata in una bizzarra campagna elettorale smaccatamente “di coalizione” per tre candidati.

Il risultato è The Red Carpet Massacre, blog su Tumblr (non disdegnate Tumblr, permette grandi cose in velocità) sul quale fioccano post di supporto. Il titolo la dice lunga: su quel red carpet ci si vuole andare. Perchè diciamolo, sebbene ci si accusi di essere gente cresciuta nell’era dei Telegatti, non accettiamo l’idea di partire per Riva del Garda solo a fronte di un premio come faceva Ron Moss. No, noi si va, a costo del massacro o fieri, come l’anno scorso, di arrivare decimi su dieci.

A mo’ di conclusione dotta, il senso di tutto ciò è riconoscerci in un mestiere che, per quanto sembri futile, ci chiama in causa spesso e volentieri a mettere in gioco ciò che davvero siamo. Tra i Duran Duran del titolo e il lavoro quotidiano, tra figli prestati per fare i testimonial e aziende che lottano per recuperare i crediti, una punta di ambizione dobbiamo iniziare a concedercela.

Nel nome del progetto collaborativo, tuttavia, e qui sta la differenza.

Se è vero, per citare i poeti, che “non si esce vivi dagli anni 80”, noi possiamo dire, almeno, di essere sopravvissuti con un certo stile e con buoni amici.

http://theredcarpetmassacre.tumblr.com/