Usa. Indiani d’America, governo non vuole restituire terre ancestrali

Pubblicato il 7 Maggio 2012 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

Un capo tribù Sioux Oglala

NEW YORK, STATI UNITI – L’inviato speciale dell’Onu James Anay ha sollecitato il governo degli Stati Uniti a restituire agli indiani d’America le loro terre ancestrali dopo che decenni orsoni sono state loro confiscate, a quanto riferisce la Bbc. Anaya ha reso noto in un rapporto il suo invito al termine di un viaggio di 12 giorni durante il quale ha incontrato capi tribù e funzionari governativi.

”Il senso di perdita, l’alienazione e l’oltraggio sono pervasivi in tutto l’Indian Country”, dice Anay, ovvero le riserve dove i pellerossa sono stati confinati dopo accordi non rispettati dal governo di Washington. La missione di Anay è stata intesa a verificare come e se il govero americano sta rispettando la dichiarazione Onu sui diritti degli indigeni.

Il presidente Barack Obama ha appoggiato la dichiarazione, annullando un parere contrario. Ma le cose si sono fermate lì.

Anay ha portato come esempio dell’urgenza della restituzione delle terre ancestrali tribali e degli aiuti federali le Black Hills, South Dakota, a ridosso delle riserve dove vivono le tribù degli Oglala Sioux. ”Il governo centrale – dice il rapporto – deve restituire alle comunità tribali ciò che ovviamente gli appartiene e che giustamente rivendicano”.

Le Black Hills sono terreno demaniale ma sono considerate sacre dalle tribù dei Sioux. Quest’area, e altre ancora, furono assegnate alle tribù in un trattato del 1868. Ma nove anni più tardi il Congresso di Washington con una legge gliele ha tolte. Le riserve a ridosso delle Black Hills sono tra le aree più povere e disastrate degli Stati Uniti, dove regna l’alcolismo, con un alto tasso di disoccupazione ed una aspettativa di vita molto più bassa della media nazionale.

Anaya ha dichiarato che il suo rapporto diventerà una richiesta ufficiale a Washington a settembre. E’ riuscito ad incontrare membri dell’amministrazione Obama, ma nessun membro del Congresso di Washington ha voluto ascoltarlo.