Sondaggio: bocciare per il voto in condotta: è giusto o no?

di Edoardo Greco
Pubblicato il 28 Gennaio 2016 - 17:10 OLTRE 6 MESI FA
Bocciare per il voto in condotta: è giusto o no?

“Pierino”, ovvero Alvaro Vitali: il bocciato in condotta per eccellenza

ROMA – È giusto bocciare per il voto in condotta? No, secondo Milena Santerini, deputata di Democrazia Solidale, che ha proposto di abolire la bocciatura per il voto in condotta. La Santerini, che docente di Pedagogia alla facoltà di Scienze della formazione dell’università Cattolica di Milano ha spiegato al Corriere

«Nessun buonismo, bisogna solo adeguare la normativa ai tempi: la legge 107 parla di valutazione degli studenti, e noi permettiamo ancora che un ragazzo o una ragazza vengano bocciati non per problemi nell’andamento dell’apprendimento, ma per insufficienza nel comportamento. Non ha senso».

Il tema è ancora d’attualità: secondo i dati del ministero dell’Istruzione riferiti al 2012, ogni anno lo 0,5% degli studenti, circa 12 mila, viene bocciato per colpa del voto in condotta nelle scuole secondarie di secondo grado. Esempi: 20 ragazzi del Varalli di Milano puniti per aver occupato la scuola; tre studenti dell’Itis Volterra di Ancona, che hanno beccato un 5 in condotta dopo aver inscenato per scherzo una rapina con tanto di pistole e passamontagna.

Tanto più che quasi la metà degli studenti, 5528, vengono bocciati nel primo anno, cioè l’anno più «pericoloso» per la dispersione scolastica: «È lecito presupporre che buona parte di questi studenti bocciati per condotta lasceranno la scuola», spiega Santerini, «quindi evitare queste bocciature significherebbe ridurre la dispersione, far abbassare quel 15% di Neet, che rinunciano agli studi e al lavoro: la differenza tra chi si iscrive al primo anno di liceo e chi arriva al diploma arriva al 25-27% in alcune regioni, è imbarazzante». Non è solo un problema di scoraggiamento, naturalmente: «Nella giustizia penale il nostro sistema punta sempre più alla rieducazione del detenuto, e invece con gli studenti abbiamo un sistema che stronca senza pietà: per i ragazzi che manifestano problemi di comportamento, bisogna pensare a forme di riparazione, come lavori socialmente utili, lezioni di educazione alla cittadinanza, più che di educazione civica».

Va detto che la normativa sul voto in condotta è stata già ammorbidita nel 2009, con un nuovo regolamento che non prevede più il 7 in condotta ma il 5, che viene assegnato nei casi gravi per cui è stata decisa la sospensione per più di 15 giorni, sanzione che non può essere decisa solo da un professore, ma dall’intero consiglio di istituto collegialmente.

Una sanzione dura, che può arrivare solo dopo una “valutazione espressa in sede di scrutinio intermedio o finale” e che non può “riferirsi a un singolo episodio, ma deve scaturire da un giudizio complessivo di maturazione e crescita civile e culturale dello studente in ordine all’intero anno scolastico”, si legge nel decreto. Il 7 in condotta invece permette la promozione, pur “bollando” uno studente che ha dimostrato comportamenti poco corretti nei confronti dei professori, dei compagni e del personale della scuola, o che è stato spesso assente e non ha effettuato i compiti assegnati in maniera puntuale e costante. E la proposta Santerini? Spiega il Corriere.it

La proposta Santerini, che sembra destinata a far discutere, dovrebbe andare di pari passo con le leggi delega sulla 107, in modo da appaiare all’abolizione delle bocciature per condotta una nuova valutazione delle competenze sociali e civiche. Sulla scia di quanto sostiene da anni l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, che ritiene che le bocciature vadano ridotte perché non educative per gli studenti. La legge non farebbe che recepire anche una tendenza sempre più diffusa: quella dei tribunali amministrativi di cancellare le bocciature per condotta, come è successo ad esempio nel 2007 quando il Tar di Milano ha respinto per ben due volte la decisione del Consiglio dei docenti di una scuola di Milano, l’istituto Franceschi—Quasimodo, di non ammettere alla classe seconda delle superiori un ragazzino colpevole di aver mostrato «un comportamento gravemente scorretto e un atteggiamento provocatorio e arrogante». Motivo? Il comportamento, anche se accompagnato da 4 insufficienze, non basta per far ripetere l’anno. Stesse conclusioni del Tar del Lazio, che nell’aprile del 2014 ha salvato un ragazzo dalla bocciatura in II media per aver apostrofato un compagno di classe durante l’intervallo tra le lezioni. La sentenza: «Il voto di condotta deve essere usato con parsimonia».

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