Davide Ancelotti sulle orme del papà: “Privilegiato sì, ma voglio meritarmi ogni cosa”

Pubblicato il 3 Ottobre 2017 - 17:49| Aggiornato il 17 Aprile 2018 OLTRE 6 MESI FA
Davide Ancelotti sulle orme del papà: "Privilegiato sì, ma voglio meritarmi ogni cosa"

Davide Ancelotti sulle orme del papà: “Privilegiato sì, ma voglio meritarmi ogni cosa”

MONACO DI BAVIERA – Sul curriculum vanta datori di lavoro come Psg, Real Madrid e Bayern. Come scrive La Gazzetta dello Sport con Elmar Bergonzini, l’ultima avventura non si è chiusa bene, non si è chiusa come voleva, ma anche queste cose formano.

Davide Ancelotti vuole crescere, imparare, e sogna di diventare un grande allenatore: per questo, a 28 anni, studia osservando papà Carlo.

«Lui è uno che delega molto – racconta -, quindi lavorarci insieme vuol dire avere molte responsabilità. Potersi confrontare ogni giorno con lui che per me, seppur di parte, è il migliore al mondo, è molto formativo. Sto imparando tanto. Poi sono contento di poter essere in contatto con mio padre tutti i giorni. Abbiamo un rapporto molto forte».

Davide Ancelotti è stato intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport con Elmar Bergonzini:

Come è iniziata la sua carriera?
«Dopo anni di studio il mio primo incarico è stato al Psg. Ero il preparatore atletico alle giovanili. Poi al Real ero preparatore della prima squadra e al Bayern ero vice allenatore. Il club però all’inizio mi presentò come preparatore, per questo spesso si è fatto confusione sul mio ruolo».

Che differenze fra questi 3 club?
«Sono Paesi diversi, in cui ci sono culture differenti. A Parigi abbiamo avuto qualche problema logistico. La società stava crescendo, ma c’era disorganizzazione. Sui campi delle giovanili non c’era l’acqua per farsi la doccia. A Madrid ti senti parte integrante di qualcosa di gigantesco, a Monaco è una famiglia. Non c’è un meglio o un peggio, siamo nel campo della soggettività».

Così giovane ha già lavorato in tre club molto importanti.
«Sono un privilegiato. Ma voglio onorare il cognome che porto. Mi impegno perché so che se negli studi non sono il migliore poi qualcuno può dire che io sia raccomandato. Ma voglio meritarmi ogni cosa».