Calcio, Serie A/ 2009 ormai archiviato, si guarda al 2010

Pubblicato il 28 Aprile 2009 - 20:56 OLTRE 6 MESI FA

Ancora qualche settimana, e le grandi manovre in vista del campionato 2009-2010 potranno avere il crisma dell’ufficialità. Questione di dettagli: con lo scudetto praticamente cucito sulle maglie dell’Inter, secondo e terzo posto (ma cambia poco) nelle mani di Milan e Juve, restano da assegnare il quarto (e quindi l’accesso ai preliminari di Champions), i piazzamenti Uefa e le promozioni dalla B alla A. Il movimento sotto traccia è notevole, i soldi pochi e non si vede all’orizzonte il nuovo mecenate che, in tempi di crisi, sia disposto a buttare via centinaia di milioni. Proviamo a fare il punto.

INTER. L’allenatore dovrebbe essere ancora Mourinho. Non che Moratti straveda per il portoghese, ma mandarlo via significherebbe caricare sul bilancio una trentina di milioni. A meno che il profeta di Setubal non trovi di meglio e chieda la separazione consensuale. Il nodo del mercato resta però Ibrahimovic, ormai stufo di Milano e di una squadra presa a sberle in tutta Europa. Real Madrid e Barcellona lo cercano, lui sa che il calcio spagnolo è molto meno stressante ma ben più ricco di quello italiano e sa anche che certi contratti si strappano quando si è al meglio della condizione. Con 70-80 milioni l’Inter sarebbe costretta a cederlo, ma avrebbe la possibilità di comprare bene sul mercato internazionale.

MILAN. Berlusconi è ancora più impallato di Moratti. La sua voglia di rifare grande il Milan (il suo giocattolo preferito) sbatte contro la necessità di dare al paese un’immagine di sobrietà. Soltanto vendendo Kakà il Cavaliere potrebbe trovare i soldi per svecchiare difesa e centrocampo, ma una mossa del genere potrebbe costargli consensi (e voti). Ci vorrà quindi una mossa di finanza creativa, alla Tremonti, per riuscire a conciliare simpatie, bilancio e rinforzi. Intanto potrebbe andarsene Ancelotti, corteggiato dal Chelsea di Abramovic, e arrivare Rijkard, anche se Galliani non perde di vista il romanista Spalletti.

JUVENTUS. Non sono più i tempi di Gianni e Umberto Agnelli, quando la Juve era un pezzo di cuore della famiglia. Ora la squadra è un business come gli altri e va trattata quindi tenendo d’occhio i conti più che i sentimenti. Anche a Torino il problema è l’allenatore: Ranieri ha stufato proprietà, pubblico e giocatori, va cambiato ma possibilmente con un traghettatore in attesa che si liberi Marcello Lippi. Al momento, il più accreditato sembra Ciro Ferrara, fedele luogotenente del ct azzurro e disponibile a tenere la panchina in caldo per un anno. Acquisti? Pochi e poco costosi.

ROMA. La società è in vendita, la squadra arranca a ridosso delle posizioni di testa, è diventata una bolgia. Spalletti dovrebbe essere in partenza, ma tutto si deciderà se e quando arriverà un nuovo proprietario. L’aria, comunque, tende più al ridimensionamento dei programmi che alla ricerca di un salto di qualità.

FIORENTINA E GENOA. Identico destino, legato alla conquista del quarto posto. Della Valle e Preziosi sono pronti ad aprire il portafogli (con la solita cautela, s’intende) ma tutto è legato all’accesso alla Champions.
Questo il quadro, inserito in una situazione generale che anche quest’anno vedrà l’Italia indietro rispetto a Inghilterra, Spagna e forse Germania, paesi che stanno meglio di noi grazie a una programmazione che qui non conosciamo. In compenso abbiamo gli stadi più insicuri e maleducati del mondo.