Dani Alves: “Al Barça falsi e ingrati, Juve vincente e…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2017 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dani Alves, intervistato dal quotidiano spagnolo Abc, parla del suo ricco palmares (33 titoli): “Sì, è molto bello ma, come dicono nel film ‘Cars’, sono solo coppe vuote. Vincere tanti titoli non ti rende una persona migliore o ti dà la felicità. Ti porta una vita falsa. Uno deve lottare per i suoi obiettivi, ma una volta raggiunti, deve dimenticarseli e cercarne di nuovi. Per questo non mi sono mai fatto 300 foto con la Champions. E’ solo una coppa”.

Il tema più caldo è l’addio difficile col Barcellona: “A me piace essere amato. Se non mi vogliono, me ne vado. Andarmene gratis dal Barcellona fu un colpo di classe. Nelle ultime tre stagioni sentivo sempre che io ero fra i partenti, ma i dirigenti non mi dicevano mai nulla. Con me furono falsi e ingrati, non ebbero rispetto. Mi offrirono il rinnovo solo quando arrivò la squalifica del mercato da parte della Fifa. E allora io firmai, ma con la clausola di uscita gratis. Quelli che dirigono oggi il Barça non sanno come trattare i loro giocatori”.

E qui arrivò la Juventus, ecco i motivi della sua scelta: “Volevo uscire dalla mia ‘confort-zone’ e competere con un club di alto livello e vincente. Io sono un vincente, e la Juve lo è: è una squadra che può insegnarti sempre qualcosa, e che è sempre in lotta per un titolo. Qui sono felice, e ho nuovi compiti e obiettivi in una grande squadra. Abbiamo le qualità per lottare per la Champions, senza dubbio. Ma qui sono molto superstiziosi e bisogna dirlo a bassa voce. Andiamo avanti passo dopo passo: prima il Porto di Casillas, poi vedremo cosa viene”.

E ancora: “Il mondo del calcio è molto ipocrita, per questo sono deluso. Da piccolo mi esercitavo a fare la firma, perché volevo essere famoso e firmare autografi. Ora mi rendo conto che le persone famose sono mal viste. Il calcio porta invidia, ipocrisia e falsi amici”.

Su Cristiano Ronaldo e Mourinho: “Non è vero che non mi piacciono i giornalisti. Non mi piace che inventino cose, manipolino e seminino discordia: mi riferisco alla stampa sportiva di Madrid e Barcellona: fanno giornalismo da bar, da social network. Gli interessa solo la parte “morbosa”, generare odio. Tutti i miei problemi con Cristiano Ronaldo sono nati per colpa loro. Credeva avessi parlato male di lui, per una intervista riportata male, e non mi salutò al Pallone d’Oro 2015. Ma io lo rispetto. Altro discorso sul Real di Mourinho: non sapeva perdere e giocò sporco”.