Edin Dzeko: “Ho visto la guerra, non posso più aver paura”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA
Edin Dzeko (foto Lapresse)

Edin Dzeko (foto Lapresse)

MILANO – “A me – racconta, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’attaccante bosniaco della Roma Edin Dzeko – come a tanti bambini hanno rubato l’infanzia. È stato il periodo più brutto della mia vita. A Sarajevo vivevamo in 15 in 37 metri quadrati. Ci svegliavamo a volte senza avere quasi nulla per fare colazione. Mio padre era al fronte e tutti i giorni, quando suonavano le sirene, avevo paura di morire. Andavamo nei rifugi senza sapere mai quanto tempo dovevamo restarci. Certe esperienze rendono più forti e fanno apprezzare la vita nei momenti giusti. Quando hai avuto paura per la tua vita e quella dei tuoi familiari, i problemi del calcio sono niente al confronto. Non ho segnato? Fa niente, segnerò alla prossima partita. Le cose importanti sono altre”.

Poi Dzeko parla anche di mercato. Roberto Mancini l’ha mai contattata per averla all’Inter? “Sì – risponde Edin Dzeko – è stato prima della fine della stagione, ma non se n’è fatto nulla e ora sto bene qui”.

Dzeko, da ragazzo era un simpatizzante del Milan: per lei allora sarà un po’ un derby.
«Non esageriamo. Il mio idolo era Shevchenko e per questo seguivo il Milan, ma l’Inter è un avversario da battere come qualsiasi altro. Ciò che conta e fare bene e io, dopo l’infortunio al ginocchio, sono tornato al 100% anche se ho bisogno di ritrovare il ritmo partita».
A poco più di due mesi dal suo arrivo, si aspettava di vedere la Roma già in testa?
«Perché no? Sapevo di essere arrivato in una grande squadra, ma la stagione è ancora lunga. Ciò che conta davvero è di essere primi alla fine. Da questo punto di vista la sfida con l’Inter non è ancora decisiva, anche se la partita è importante. Chi vince prenderebbe fiducia e per questo a perdere non ci penso proprio».
Qual è la rivale più pericolosa per lo scudetto?
«Quest’anno non ci sono favorite. Ci siamo noi, l’Inter, il Napoli, la Fiorentina e anche la Juve. È sempre una grande squadra e si riprenderà».
Visto quello che sta succedendo, è contento che in estate la trattativa con la Juve si sia arenata.
«E’ vero, ho avuto contatti, ma ovviamente sono contento di essere qui».
Adesso chi teme di più tra Napoli e Inter?
«Il Napoli gioca molto bene. Con un campione come Higuain davanti, se non avrà infortuni è la più pericolosa. Lui e Pjanic adesso sono i più decisivi della Serie A. L’Inter però ha una rosa più lunga e quindi più soluzioni di emergenza».
L’argentino però segna a raffica, mentre lei al momento è fermo a quota uno.
«Non sono contento, per me il gol è importante, ma non mi sento oppresso. La squadra conta di più. Penso che chiunque preferirebbe vedere la Roma vincere e Dzeko restare a un solo gol. Ma i gol arriveranno. E in ogni caso non mi fisso traguardi. Ho sempre segnato e sono sicuro che segnerò anche qui, ma non voglio mettermi una pressione da solo».
Qual è il cannoniere che teme di più in Italia?
«Ci sono tanti a livello top, ma Higuain è il migliore. Anche Icardi e Kalinic sono molto forti, anche Eder. Una cosa è certa: segnare in Italia è più difficile, fare 30 gol altrove non è la stessa cosa».
Che giudizio ha di Balotelli?
«Mario è un bravo ragazzo e un mio amico. I tabloid inglesi ingigantivano spesso le sue storie, ma ha grandi qualità è ha tempo per dimostrare il suo valore. A Milano può fare bene».
Che ricordo ha di Roberto Mancini?
«È stata la persona che mi ha portato al City dalla Germania per giocare ai massimi livelli. Abbiamo vinto e passato dei momenti belli. Qualche volta non ho giocato, mi arrabbiavo e lui lo sapeva, ma lui non faceva mai differenze ed è giusto così. In Inghilterra a volte mi chiamavano “Super-Sub” perché entrando in corsa segnavo, non mi piaceva, però non è vero che sono stato felice quando è andato via. Ha fatto grandi risultati, che vorrei ripetere con Garcia. Pellegrini? Nessun problema con lui, poi non ho avuto grandi chance e così ho capito che il rapporto non aveva futuro».
Mancini l’ha mai contattata per averla all’Inter?
«Sì, è stato prima della fine della stagione, ma non se n’è fatto nulla e ora sto bene qui».
Da chi le piacerebbe essere allenato un giorno?
«Da Mourinho» (…).
Per lo scudetto a cosa rinuncerebbe?
«Ai miei gol. Sarei disposto a rimanere a secco fino a fine della stagione Vincere il titolo qui non succede da tanto e sarebbe più importante che andare all’Europeo con la Bosnia, con cui ho già fatto il Mondiale. Se perdessimo con l’Irlanda e non andassimo in Francia, in fondo, sarà solo colpa nostra» (…).

La Bosnia per lei significa anche guerra.
“A me come a tanti bambini hanno rubato l’infanzia. È stato il periodo più brutto della mia vita. A Sarajevo vivevamo in 15 in 37 metri quadrati. Ci svegliavamo a volte senza avere quasi nulla per fare colazione. Mio padre era al fronte e tutti i giorni, quando suonavano le sirene, avevo paura di morire. Andavamo nei rifugi senza sapere mai quanto tempo dovevamo restarci. Certe esperienze rendono più forti e fanno apprezzare la vita nei momenti giusti. Quando hai avuto paura per la tua vita e quella dei tuoi familiari, i problemi del calcio sono niente al confronto. Non ho segnato? Fa niente, segnerò alla prossima partita. Le cose importanti sono altre”.