Fabio Quagliarella, bara davanti casa dei genitori

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2016 - 12:58 OLTRE 6 MESI FA
Fabio Quagliarella, bara davanti casa dei genitori

Fabio Quagliarella al processo (Ansa)

NAPOLI – Spuntano nuovi retroscena dietro il processo per stalking in cui è coinvolto Fabio Quagliarella presso il tribunale di Torre Annunziata, in provincia di Napoli.

L’attaccante del Torino, parte lesa nel processo a carico dell’ex poliziotto della Polizia Postale, Raffaele Piccolo, avrebbe rivelato un episodio macabro e di cattivo gusto – secondo quanto riporta il quotidiano locale MetropolisWeb -, avvenuto dopo il suo passaggio dal Napoli alla Juventus nell’estate del 2010.

Il presunto stalker avrebbe fatto recapitare a casa dei genitori una bara con tanto di foto dell’attaccante stabiese. Un gesto non riconducibile alla tifoseria, ma all’azione di un singolo. Lo stesso che, secondo l’accusa, avrebbe inviato lettere anonime in cui si imputava Quagliarella di pedofilia, uso di droghe e partecipazioni a feste organizzate dai clan camorristici di Castellammare.

Davanti al giudice Ernesto Anastasio, Quagliarella ha ripercorso quei momenti: oltre alle lettere ha parlato di messaggi sul suo telefonino e su quelli del padre e dell’allora fidanzata. L’interrogatorio è durato poco più di un’ora e mezza. Il giocatore ha detto di essere stato sotto “pressione” per quattro anni:

“Ho conosciuto Piccolo – ha raccontato – nel 2006. Si diceva capace di risolvermi i problemi al telefonino e al mio contatto di Messanger, la cui password era finita in mani sbagliate. In cambio mi chiedeva autografi, foto e magliette. Richieste diventate sempre più pressanti: gli avrò dato almeno venti magliette. Quindi sono iniziate le lettere nelle quali venivo accusato di essere camorrista, di partecipare a orge e di essere pedofilo. Minacce giunte anche a mio padre e alla mia fidanzata dell’epoca”.

 

Sulla cessione alla Juve ha aggiunto:

“All’inizio della mia avventura al Napoli il presidente De Laurentiis mi chiamava ogni giorno, poi improvvisamente non solo ha smesso di contattarmi ma è arrivato a chiedere che mi trasferissi al centro sportivo di Castel Volturno (dove si allenano i giocatori azzurri). Una richiesta strana, visto anche che due miei compagni, Iezzo e Vitale, vivevano nella mia città natale, Castellammare di Stabia. Quindi il trasferimento alla Juve, cosa di cui non si era mai parlato prima”.