Genoa e ultrà. Davide Traverso diffamato? Gasperini indagato

di Edoardo Greco
Pubblicato il 23 Marzo 2016 - 16:11 OLTRE 6 MESI FA
Davide Traverso

Davide Traverso

GENOVA – Gian Piero Gasperini è indagato per diffamazione. L’allenatore del Genoa è stato querelato da Davide Traverso, presidente dei Club genoani. Traverso era stato citato da Gasperini come punto di riferimento dell’ala violenta del tifo rossoblù, insieme con i due capi ultrà “Cobra” (aka Pier Marco Pellizzari aka Marco Cobretti) e Massimo Leopizzi. Fra gli episodi menzionati da Gasperini c’è quel Genoa-Siena in cui gli ultras fecero pressione sui giocatori perché si togliessero le maglie, dopo che la squadra stava perdendo per 0-4.

Il fascicolo d’indagine per diffamazione è stato aperto dal pubblico ministero Silvio Franz, che aveva però chiesto l’archiviazione. Traverso, con il suo avvocato Roberto Atzori, si è opposto all’archiviazione, il giudice per le indagini preliminari Massimo Cusatti ha accolto la richiesta di opposizione e nei prossimi giorni fisserà una data per l’udienza di discussione. All’indomani delle accuse di Gasperini, il Secolo XIX aveva scritto:

Gian Piero Gasperini, nel post Palermo, ha citato tre tifosi del Genoa . «…Leopizzi o Cobra o Traverso…». I primi due – Massimo Leopizzi e Piermarco Pellizzari – da anni fra i leader della gradinata Nord. Il terzo, Davide Traverso, attuale presidente dell’Associazione Club Genoani.

Fra i tre personaggi, il più noto perlomeno sui giornali è forse Massimo Leopizzi, 52 anni, un precedente definitivo per lesioni e maltrattamenti che rimanda al novembre 2005, quando la polizia lo bloccò sotto casa della moglie con coltelli e pistole in tasca. Lo arrestarono per tentato omicidio, ma il seguito delle indagini e dei processi ridimensionarono parecchio le accuse, fino a una condanna a quattro anni e rotti per reati meno gravi. Nella notte fra il 22 e il 23 febbraio dello scorso anno, invece, la squadra mobile lo ammanettò nella casa di Urbe, Savona, dove custodiva un revolver con matricola abrasa. A quell’arma, e in generale a Leopizzi, i poliziotti erano arrivati intercettando i telefoni di alcuni gangster collegati alla gang di Marietto Rossi, nell’inchiesta sull’omicidio d’un pusher avvenuto pochi giorni prima a Borzonasca: Leopizzi è stato rinviato a giudizio (il processo inizierà a marzo) per la pistola, ma gli accertamenti successivi hanno escluso qualsiasi connessione con la banda Rossi.

Spiega Stefano Sambugaro, il legale che lo assiste da anni: «Senza negare i procedimenti e la condanna riportata dal mio assistito, voglio ribadire che i magistrati hanno definitivamente escluso l’ipotesi di tentato omicidio formulata per i fatti più vecchi; e che l’arresto del febbraio scorso è legato in modo solo incidentale ai rilievi su Rossi».

Il 7 giugno 2012 Leopizzi fu sentito in Procura a Cremona quando deflagrò l’inchiesta sulle partite truccate, e si allungò qualche ombra pure su un derby che lui stesso al telefonò aveva definito «comprato», ipotizzando una colletta dei calciatori della Samp (350.000 euro) per ottenere almeno il pareggio nell’anno in cui i blucerchiati scesero in B (stagione 2010/2011, partita vinta a tempo scaduto dal Genoa con gol di Mauro Boselli e scritte sui muri della città “Boselli non lo sapeva”) : «Riferii soltanto la sensazione provata da decine di migliaia di tifosi – si difese davanti ai pm – e incontrammo alcuni calciatori del Genoa fuori da un ristorante, “Il Coccio” nel quartiere di Sturla”, per avere chiarimenti sul loro scarso impegno nel match».

Quegli interlocutori erano Giuseppe Sculli e Mimmo Criscito, anche loro citati l’altro ieri da Gasperini; mentre la posizione di Leopizzi, inizialmente indagato per frode sportiva a seguito della telefonata, finì in archivio. Incrociando campi e Procure, il suo nome saltò fuori pure nei verbali su Genoa – Siena del 22 aprile 2012, Grifone sconfitto 4 a 1 in casa, partita a lungo sospesa causa fumogeni e giocatori genoani costretti a togliersi le maglie. In realtà Leopizzi allo stadio nemmeno c’era, ma ricevette una telefonata da Sculli che cercava di capire come uscire da una situazione senza precedenti. Leopizzi, che lavora nel mondo della ristorazione, non ha alcun divieto per assistere alle partite di calcio e può regolarmente andare al Ferraris.

Genoa-Siena è tuttavia costata una condanna in primo grado a due anni e otto mesi a Piermarco Pellizzari, 43 anni, elettricista, il “Cobra” che Gasperini ha evocato in conferenza stampa dopo la vittoria sul Palermo. Ha fatto ricorso in appello, poiché i giudici lo hanno individuato come uno di coloro che obbligarono gran parte del team rossoblù a sfilarsi le casacche, e da tempo per lui è in corso un Daspo, divieto di assistere a manifestazioni sportive: «I fatti degli ultimi giorni – spiega il suo legale Davide Paltrinieri – vanno ridimensionati e riportati alla loro oggettività: è comparso uno striscione senza firme e perdipiù Pellizzari non era sugli spalti, poiché in questo periodo non può recarvisi. Stiamo valutando ogni forma di tutela della sua immagine».

Infine, Davide Traverso, 37 anni, ieri ha affidato a un comunicato la sua replica e penserebbe anche a una querela per diffamazione: «In primis, l’esponente è francamente sorpreso per le frasi diffamatorie rivoltegli… in particolare l’affermazione di avere “avuto problemi” con la persona dello scrivente, in quanto tra lo stesso e il signor Gasperini non vi è mai stato alcun rapporto, tanto meno verbale». Poi precisa che «contrariamente da quanto affermato, quando perde il Genoa non è assolutamente contento, non aspirando ad alcuna visibilità mediatica, tanto invocata, a sproposito». E rivendica le «lodevoli iniziative dell’Acg» e il «dialogo costruttivo tra le componenti della tifoseria organizzata».