Giampiero Galeazzi: “Maradona? Donne più brutte erano sue”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Maggio 2016 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
Giampiero Galeazzi: "Maradona? Donne più brutte erano sue"

Giampiero Galeazzi

ROMA – Giampiero Galeazzi, che domani 18 maggio compirà 70 anni, si racconta sulle pagine di Libero, tra aneddoti personali e alcuni gustosi retroscena su alcuni dei più importanti personaggi del mondo del calcio e dello sport.

“Entrai in Rai perché ero campione sportivo, portavo le notizie alla redazione sportiva del giornale radio. Ho avuto a che fare col gotha: Ameri, Moretti e Ciotti. Per lavorare con loro prendevo due lire, invece di andare al mare la domenica andavo lì a pulire per terra dalle 8 alle 20. Ciotti? Ovunque andavi, trovavi un conto suo, aveva questo difetto non tirare fuori una lira”.

Le cronache di canottaggio:

“Gli Abbagnale, Rossi e Bonomi… non mollo mai il respiro. E’ uno sport che io ho fatto, ho partecipato alla selezione per le Olimpiadi del 1968 a Città del Messico. Era come se fossi in barca con loro, era un “tre con”. Era un modo per salire anche io sul podio. Poi, dopo la telecronaca collassavo. E pensare che la telecronaca degli Abbagnale ha rischiato di non esistere a causa di uno sciopero generale in Rai… Quando l’ho saputo, ero a mangiare il solito tortellino a Seul (Giochi del 1988, ndr) e pensai: ci siamo fatti migliaia di chilometri per venire a ubriacarci insieme a mignotte asiatiche e soldati americani. Tornai in albergo alle 6 del mattino e scoprii che mi cercavano, avevo due chili di bigliettini alla porta: sciopero rientrato. Nemmeno il tempo di lavarmi, saltai su un taxi e mi scordai anche il badge per entrare allo Stadio Olimpico…”.

 

Sullo scudetto del Napoli di Maradona:

“Il Napoli sta per vincere il titolo, prima della fine mi faccio chiudere negli spogliatoi da Carmando, il massaggiatore. Dopo la partita fuori c’erano 200 giornalisti da tutto il mondo, ma dentro c’ero solo io. La genialata fu far fare a Maradona le interviste. Chi è Diego? Un grande, con la droga ha sbagliato ma per me è il più grande, nel senso di uomo squadra, perchè ha fatto vincere dei pipponi micidiali. Mi portava a mangiare la pizza con Carnevale, la moglie. C’erano le telecamere della DS e lui mi sfotteva: “Che c…o dici Galeazzi”. Poi portava la moglie a casa e lui se ne andava con la Ferrari nera a fare danni. Le più brutte di Napoli erano sue, gli piacevano alla Botero. A me invece piacciono quelle tipo Nicole Kidman”.

Su Platini:

“Con Michel abbiamo fatto un viaggio in Germania molto intenso. Si era appena ritirato e come me ama il tennis e McEnroe. Ogni volta che ci fermavamo giocavamo. E anche lì grande avarizia. Non pagava mai un campo, quando vinceva scriveva il risultato sulle magliette e me la dava per promemoria: ce le ho ancora. E quando andavamo a cena, lui sapeva sempre dove erano i buffet Uefa per scroccare”.

Sull’Avvocato Agnelli:

“Il problema non era intervistarlo, ma avvicinarlo, superare il corteo che lo accompagnava. Lui amava sfottermi: “Cavo Galeazzi, se c’è lei è una pavtita impovtante”. Allora un giorno lo stuzzicai: “Avvocato, ci sono più democristiani o juventini?”. “Favò un’indagine. Comunque questa convevsazione mi piace e vovvei pvosegvivla a cena. Andammo da Chiusano. Scene turche. I camerieri girano con vassoi pieni, ma non si può toccare nulla finchè non mangia l’Avvocato, che poi è col presidente della Honda. Poi Agnelli si decide a far cena: riso in bianco e un bicchier d’acqua, mentre noi con gli altri cortigiani ci buttiamo sui tavoli. Una fame. Ma mentre sto addentando il vitelle tonnée, la segretaria mi chiama: “L’Avvocato la vuole nel suo studio”.

 

Infine una stoccata ai telecronisti di oggi:

“I telecronisti di oggi sono preparati ma un po’ artificiali. Guarda Piccinini, dice sempre le stesse cose… Caressa mi piaceva ma ora racconta la sua partita: ti dice che quello “s’ è fatto male alla caviglia” invece s’ è rotto la spalla. E poi oggi fanno tutti quelle conferenze stampa sedute… io andava a bussa’ alle porte, a rincorre’ i giocatori: gli strappavo le risposte dagli occhi”.