Buffon polemico: “VAR così non va, non è più calcio ma pallanuoto”

Pubblicato il 26 Agosto 2017 - 23:14 OLTRE 6 MESI FA
Buffon polemico: "VAR così non va, non è più calcio ma pallanuoto"

Buffon polemico: “VAR così non va, non è più calcio ma pallanuoto”

GENOVA – “Cosa penso del Var? Non mi piace, se ne sta facendo un uso spropositato. Parto dal presupposto che bisogna liberare gli arbitri dal mostro, per poter valutare la loro bravura è necessario che si prendano delle responsabilità, ma non vuol dire che ogni contatto è rigore. Se ne sta facendo un uso spropositato e sbagliato”.

Intervistato da Sky, Gianluigi Buffon non si trattiene e si sfoga contro l’utilizzo che si sta facendo della tecnologia video per gli arbitri. “Così sembra di giocare a pallanuoto, è qualcosa di molto brutto”.

“Inizialmente si diceva che doveva essere usato solo per casi eclatanti e questo può essere l’uso giusto – continua Buffon nel suo sfogo -. Lo dico da portiere di una squadra che attacca e vince, tirandomi quindi la zappa sui piedi da solo: così non è più calcio, diventa pallone da laboratorio. Così non conosciamo nemmeno il valore di un arbitro. Dobbiamo vivere con più umanità tutte le situazioni. Con l’avvento del Var si arrivano ad avere 60 rigori a campionato”.

Il capitano della Juventus vuole mandare un messaggio a Rosetti, responsabile di questo nuovo settore del mondo arbitrale?

“Io capisco che siamo in una fase sperimentale – risponde -. Ci è stato detto che sarebbe stato utilizzato solo in casi eclatanti, quindi con parsimonia, e deve essere così. Oggi ci hanno dato il rigore a favore, e non ho nemmeno esultato perché sono passati sei minuti. Non si può fermare il gioco ogni tre secondi”. Quindi adesso, per Buffon, cosa bisogna fare?

“Lo ripeto – dice -: il Var è uno strumento che adoperato con parsimonia può dare ottimi risultati. In questo modo invece mi sembra di giocare a pallanuoto. E’ un qualcosa di molto brutto, perdi il feeling con l’azione e spezzi tutto. Secondo me è davvero brutto, utilizzato così non fa il bene di nessuno”.