Scudetto 1914-15 alla Lazio? Figc: ex-aequo con il Genoa è possibile. Ma…

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 20 Luglio 2016 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Scudetto 1914-15 alla Lazio? Figc: ex-aequo con il Genoa è possibile. Ma...

Un articolo d’epoca sull’assegnazione dello scudetto 1914-15 al Genoa

ROMA – Lo scudetto del 1914-15 può essere assegnato anche alla Lazio, in ex-aequo con il Genoa: questa è la conclusione della commissione formata dalla Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) dopo la petizione firmata da 30 mila tifosi laziali e presentata dall’avvocato Gianluca Mignogna.

La Lazio, a 101 anni di distanza, potrebbe vedersi riconosciuto un terzo scudetto oltre a quelli vinti nel 1974 e nel 2000 (facendo così il pari con i tre vinti dagli odiati cugini della Roma, 1942, 1983 e 2001).

La commissione Figc, composta dall’avvocato Santoro (presidente) e dai membri Cirillo, Greco, Mastrocola e Sferrazza, nella propria relazione ha parlato di “evidenti omissioni” nella procedura che ha portato dopo la prima guerra mondiale, nel 1919 (o secondo altri addirittura nel 1921), all’assegnazione dello scudetto al Genoa.

Ci furono calciatori rossoblù che non seppero mai di aver vinto il campionato perché nel frattempo erano morti in guerra. In ogni caso, per non ledere i diritti acquisiti dal Genoa un secolo fa, l’unica via sarebbe quella di dare a due squadre, la Lazio e il Genoa, lo scudetto 1914-15.

Perché due squadre? Il Genoa era il primo del girone Nord, la Lazio era prima nel girone Centro-Sud. Avrebbero dovuto affrontarsi in una finale che non è mai stata giocata, essendo l’Italia entrata in guerra al fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia il 24 maggio 1915, quando il girone Nord doveva giocare ancora l’ultima partita di ritorno.

La situazione era complessa, e potrebbero lamentarsi anche il Torino e l’Inter. I granata avevano battuto 6-1 il Genoa nella gara di andata del girone Nord, ma non arrivarono mai a giocare il ritorno, previsto per domenica 23 maggio. Avevano buone speranze di battere i rossoblù e raggiungerli in prima posizione. Prima dell’ultima giornata il Genoa era primo a 7 punti, il Torino ne aveva 5 con 11 gol fatti e 7 subiti, l’Inter aveva 5 punti con 11 gol fatti e 12 subiti (ma aveva battuto il Toro nello scontro diretto). Se il Genoa avesse perso con il Torino e l’Inter avesse battuto il Milan nel derby (all’andata era finita 3-1 per i nerazzurri), ci sarebbe stato uno spareggio fra Genoa, Torino e Inter.

Vittorio Pozzo, dirigente del Torino e futuro allenatore dell’Italia campione del mondo nel 1934 e nel 1938, secondo quanto riportato nel libro di Carlo Felice Chiesa “La grande storia del calcio italiano”, all’epoca disse:
“Quindici giorni prima della sospensione, il Genoa lo avevamo battuto in casa nostra per il notevole risultato di 6 a 1. Avevamo, in quel giorno, scoperto varie debolezze del sistema difensivo genoano, e con un giuoco tutto d’attacco le avevamo sfruttate appieno. Se noi battevamo il Genoa anche nella partita di ritorno – ed eravamo ben decisi a farlo – il Torino passava in testa, e il campionato era nostro. Questa la convinzione di tutti noi granata, quando, come su comando del fato, cessammo di giuocare e partimmo soldati”.

Era complesso anche il meccanismo del campionato di Serie A, che allora si chiamava Prima Categoria. Un meccanismo che spiega perché il calcio italiano è organizzato da una “federazione”: si tratta di un insieme di organizzazioni regionali. Con un netto sbilanciamento territoriale nel Nord Italia. C’erano infatti due macro-tornei: quello del Centro-Sud si chiamava Torneo Centro-meridionale, quello del Nord, non a caso Torneo Maggiore.

Torneo Maggiore al quale partecipavano 36 squadre: 14 della sezione piemontese-ligure, 16 della sezione lombardo-emiliana, 6 della sezione veneta. La vincitrice del Torneo Maggiore doveva superare tre fasi: la qualificazione (6 gironi di 6 squadre, passano le prime due più le quattro migliori terze); le semifinali nazionali (4 gironi da quattro squadre, passano le 4 vincitrici dei gironi) e il girone nazionale (le quattro vincitrici dei gironi di semifinali, passa la prima classificata).

Il Torneo Centro-meridionale vedeva invece la partecipazione di 16 squadre: 8 della sezione toscana, 6 della sezione laziale, 2 della sezione campana. Il meccanismo, diverso dal Torneo settentrionale, prevedeva una prima fase con due gironi di qualificazione: uno con le 8 squadre della sezione toscana e l’altro con le sei della sezione laziale. Nella seconda fase, le semifinali, c’era un girone “centrale” a quattro con le prime due classificate in ognuno dei due gironi di qualificazione e la semifinale meridionale che vedeva opposte due squadre, l’Internazionale Napoli e il Naples.

Un meccanismo asimmetrico, perché una delle due squadre napoletane sarebbe arrivata alla finale del Torneo centro-meridionale dopo aver disputato solo due partite, mentre le toscane avrebbero dovuto giocare 14 gare di qualificazione e 6 di semifinale, le laziali 10 match di qualificazione e 6 di semifinale. Non è un caso che l’anno prima, il 1913-14, la Lazio avesse battuto il l’Internazionale Napoli per 2-0 e 8-2 nella finale del Centro-sud.

Una disparità che si riscontrava anche nella finale fra vincente del Nord e vincente del Centro-sud: lo scudetto di Prima Categoria 1913-14 se lo era aggiudicato il Casale Monferrato battendo la Lazio 7-1 e 2-0. Lazio che aveva perso per 6-0 con la Pro Vercelli la finale per lo scudetto del 1912-13.

Quindi, se è probabile che i biancocelesti avrebbero battuto una delle due squadre napoletane nella finale centro-meridionale, è ancora più probabile che avrebbero perso una eventuale finale col Genoa, come sostengono i “filo-genoani” sul Secolo XIX: il livello delle società calcistiche settentrionali era molto più alto di quelle del resto d’Italia, tanto che bisognerà aspettare il 1942 (As Roma) per vedere vincere lo scudetto a una squadra centro-meridionale.

Nel 1922-23 la finale scudetto fu proprio fra Genoa e Lazio: i rossoblù vinsero 4-1 all’andata a Marassi e 2-0 al ritorno allo stadio Flaminio. Era il 22 luglio 1923 e quel Genoa dei record, mai battuto nelle 28 gare giocate in quel campionato, fu ricevuto da papa Pio XI e da Benito Mussolini, presidente del consiglio da 9 mesi.

Ad oggi lo scudetto ha superato l’Appennino solo 10 volte in 112 campionati: nel 1956 e nel 1969 (Fiorentina); nel 1970 (Cagliari); nel 1974 e nel 2000 (Lazio); nel 1942, 1983 e nel 2001 (As Roma); nel 1987 e nel 1990 (Napoli).