Russo, Montano, Di Francisca: “complotto russo” sugli arbitraggi?

di Edoardo Greco
Pubblicato il 11 Agosto 2016 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA

RIO – Clemente Russo, Aldo Montano, Elisa Di Francisca: tre atleti italiani sconfitti dagli atleti russi alle Olimpiadi di Rio 2016, tre atleti che – unendosi a un coro generale contro i “mostri dell’est” – gridano al complotto o al doping, ma solo se c’è di mezzo un’atleta della Russia o della Cina, come se il doping o i magheggi non riguardassero lo sport praticato nel resto del mondo. In questo caso gli italiani sconfitti danno la colpa agli arbitri (vizio molto italiano) e in particolare alludono ad arbitraggi filo-Russia. Riporta Dario Ricci sul Sole 24 Ore:

Non bastava la bufera doping. Russia nell’occhio del ciclone anche per i presunti arbitraggi favorevoli. E a puntare il dito stavolta sono proprio gli azzurri. C’è chi lo fa in modo veemente e furioso, come Clemente Russo, eliminato dal torneo di boxe dei pesi massimi dal gigante Tischenko: «Lui non mi ha mai preso e quando l’ha fatto erano piumini, solo nel secondo round ho contato otto colpi pesanti per me a segno. È scandaloso, ma certo non mi fermo qui, ho un contratto di due anni con l’Apb e nel 2018, quando inizierà il biennio olimpico per Tokyo, valuterò se puntare alla quinta Olimpiade, io mi sento un ragazzino», ha spiegato Russo. Ancora più duro il d.t. azzurro Damiani: «È stato un furto, una vergogna: in questo mondo io non ci voglio più stare».

C’è chi invece lancia allusioni, come il ct della sciabola maschile Giovanni Sirovich («Non sono tranquillo quando affrontiamo i russi? Nessuno è tranquillo in quel caso…»), dopo che ad attaccare era stato Aldo Montano in persona, eliminato agli ottavi dal russo Kovalev: «Lui è un avversario tosto, è stato campione del mondo, proprio in quel Mondiale ci avevo perso. Però mi rode: mi sono state girate due stoccate, una sul 10-9, e allora pensi a tutto. Sei lì che parti già aspettando che prima o poi arrivi l’errore arbitrale e guarda caso è arrivato. Kovalev avrebbe potuto non essere qui (per il caso doping che ha travolto lo sport russo)? Non so, dico solo che su questa vicenda volevamo più chiarezza. Non è possibile che prima escano dei nomi, poi si ritira tutto. Che alcune federazioni decidano in un senso e altre in un altro» (la Federscherma internazionale è presieduta dal russo Usmanov, così come il capo degli arbitri, che è anche il direttore tecnico della Nazionale; ndr).

Tagliente anche Elisa Di Francisca, che lascia per una sola stoccata il trono del fioretto alla russa Deriglazova, di cui pure riconosce i meriti: «Lei ha meritato, ma prima della finale mi era stato suggerito di tirare stoccate pulite, inequivocabili, perché in caso di stoccate dubbie, ben difficilmente l’arbitro avrebbe deciso a mio favore…». «Io sono contenta per quello che faccio, perché per portare a casa i miei risultati faccio una grande fatica, non corrompo, non uso il doping, ma questo è un mondo dove soldi, potere e case farmaceutiche hanno grande influenza», continua la jesina appena ricevuto l’argento olimpico.