Sanremo, Ezio Bosso come Stefano Borgonovo: eroe anti-Sla

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Febbraio 2016 - 19:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sanremo. La straordinaria esibizione al Festival di Sanremo del pianista e direttore d’orchestra afflitto dalla Sla (sclerosi laterale miodistrofica) Ezio Bosso ha commosso l’Italia: il musicista è diventato un testimonial della lotta contro la malattia al pari dell’indimenticabile bomber Stefano Borgonovo scomparso tre anni fa.

Prima dell’esibizione di ieri sera non molti, probabilmente, conoscevano il suo nome; dopo il suo passaggio sul palco dell’Ariston, Ezio Bosso – torinese, 44 anni, enfant prodige, una vita passata a comporre, dirigere, suonare il piano e con un passato anche da ex bassista degli Statuto – è stato trend topic su Twitter per otto ore e il suo album di debutto The 12th Room è schizzato al primo posto di iTunes.

E quando il compositore e direttore d’orchestra è arrivato sul palco per eseguire il brano Following a bird, l’Ariston è ammutolito prima di rendergli una straordinaria standing ovation, gli orchestrali si sono commossi, i giornalisti incantati in sala stampa hanno preso ad asciugarsi le lacrime, e lo share è salito del 10%: ad emozionare non è stata solo la sua grazia al pianoforte, ma ancor di più le sue parole. Semplici e forti allo stesso tempo.

“La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”, è stato uno dei messaggi che ha lanciato dal palco, lui più emozionato di tutti quello che erano lì davanti ad ascoltarlo. E ancora: “la musica è magia, non a caso i direttori d’orchestra hanno una bacchetta” e poi “ci insegna la cosa più importante che abbiamo: saper ascoltare”, “è la nostra miglior terapia”.

Impossibile non rimanere estasiati davanti alla sua forza, alla sua intelligenza, alla sua arte. La malattia, che a volte lo tiene lontano dal pianoforte, non lo spaventa. “La malattia non è la mia identità, è più una questione estetica. Ha cambiato i miei ritmi, la mia vita. Ogni tanto ‘evaporo’. Ma non ho paura che mi tolga la musica, perché lo ha già fatto. La cosa peggiore che possa fare è tenermi fermo. Ogni giorno che c’è, c’è. E il passato va lasciato a qualcun altro”.

“Quando ci siamo incontrati – ha raccontato Carlo Conti – mi ha detto che ero un pazzo ad averlo invitato. Ma se sono pazzo, vorrei essere pazzo tutta la vita per cose così”.

Nessuna concessione alla malattia neurologica degenerativa che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. A rovinare la festa non è riuscito nemmeno il sito di satira Spinoza.it che ha twittato: “E’ davvero commovente vedere come anche una persona con una grave disabilità possa avere una pettinatura da coglione”.

Ma Bosso non si è tirato indietro ed è partita la controprovocazione: perché “cerco di pettinarmi da solo”. E il sito non può che rendere l’onore delle armi al maestro: “Era già il nostro idolo prima, ma ora ha vinto tutto”.