Spagna, Del Bosque: prima i reali e Zapatero, poi sul pullman col figlio down per la festa

Pubblicato il 13 Luglio 2010 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA

Vicente Gonzalez Del Bosque si è preso la Spagna. Con classe, con il cuore, senza fare rumore. Mai una parola di troppo, mai una polemica, taciturno quanto basta. Uomo dai solidi principi morali, subito dopo la vittoria della Coppa del Mondo ha pensato alla sua terra.

Nessuna dedica a moglie o figli, niente rivincite personali, solo un pensiero puro e semplice: «Vorrei che quello che ha provocato il calcio ci fosse sempre perché gli eventi sportivi portano sempre cose buone. Mi piacerebbe che adesso tanta gente – in Spagna – fosse meno radicale. Vorrei che la Nazionale unisca sotto un’unica bandiera le varie comunità regionali. Sarebbe davvero bello».

Del Bosque è fatto così, vince il Mondiale ma pensa al suo Paese, all’unità nazionale. Come papà Fermin che per le sue idee,  ai tempi di Franco, conobbe i campi di concentramento.

Il ct della Spagna è la faccia pulita del calcio moderno. Zapatero lo ha accolto con grande trasporto (“Ho ammirato la tua serenità, la tua forza, la tua educazione e la tua tranquillità. Hai rappresentato con grande dignità tutti noi spagnoli”). Parole importanti, per un uomo che vive di calcio da sempre.

E che lunedì, nel corso dei festeggiamenti per la vittoria del titolo, si è rivelato anche un papà affettuoso, tenero e dolce. Sul pullman dei giocatori, con la Coppa del Mondo che passava di mano in mano, c’era anche il terzogenito quattordicenne Alvaro, affetto da sindrome di down e grande tifoso della Roja: «Voleva venire negli spogliatoi – rivela Del Bosque – ma non l’ho accontentato. Però era riuscito a strapparmi una promessa, farlo salire sull’autobus dei festeggiamenti se avessimo vinto».

Così è stato, perché papà Vicente, baffone ribelle e taglia 58, è fatto così. Alvaro, con indosso la maglia blu della Spagna, ride soddisfatto: tutti lo coccolano, tutti sembrano  volergli un gran bene. Sta vivendo un sogno, il sogno di tutti i bambini spagnoli.

Del Bosque è nato a Salamanca il 23 dicembre 1950. Prima di intraprendere la carriera tecnica è stato un centrocampista arretrato di ottimo livello e ha indossato per 18 volte (con 1 gol all’attivo) la maglia della nazionale maggiore, disputando la fase finale degli Europei di Italia ’80.

Le fortune calcistiche di Del Bosque sono legate alla ‘Casa Blanca’ dapprima come giocatore, poi come tecnico. Nei dieci anni trascorsi al Real Madrid da calciatore ha vinto per 5 volte la Liga e 4 volte la Coppa del Re. Sempre con il Real Madrid Del Bosque disputò a Parigi, perdendola col Liverpool, la finale della coppa Campioni (1980/81).

Conclusa la carriera agonistica, Del Bosque intraprese quella tecnica iniziando proprio dalla casa-madre: dal 1985/86 al 1989/90 guidò infatti il Castilla quindi, mentre ancora si occupava del settore giovanile madridista, conobbe in due diversi periodi l’emozione di assumere il timone della prima squadra: dal marzo al maggio 1994 prese il posto di Benito Floro, traghettando le ‘merengues’ verso la gestione-Valdano dell’anno seguente; nel 1996 sostituì per un solo incontro l’esonerato Arsenio Iglesias.

Nel novembre del 1999, però, Del Bosque venne promosso allenatore in prima del Real Madrid, al posto dell’esonerato John Toshack. Nonostante il quinto posto finale in campionato, al termine della sua prima stagione Del Bosque meritò ampiamente la conferma perché il Real Madrid conquistò la Champions League superando, nella finale di Parigi, il Valencia. I successi sulla panchina dei bianchi non si fermarono qui visto che prima della sua mancata conferma, al termine della stagione 2002/03, il Real Madrid di Del Bosque conquistò un’altra Champions League, una supercoppa Europea ed una coppa Intercontinentale.

Nel frattempo il Real Madrid conquistava per 2 volte la Liga (2000/01 e 2002/03) e l’edizione 2001 della supercoppa nazionale. Al termine della stagione 2002/03, nonostante la vittoria del 29/mo campionato della storia del Real Madrid, il presidente Florentino Perez decise di non confermarlo, perché il Real Madrid non riuscì a conquistare ancora una volta la Champions League.

Nel 2004/05 Del Bosque tentò l’esperienza in Turchia, alla guida del Besiktas ma, dopo una stagione decisamente negativa fece ritorno in Spagna. Nell’estate del 2006, con il Messico eliminato negli ottavi di finale dei Mondiali dall’Argentina, la federazione messicana contattò Del Bosque per affidargli la nazionale, ma il tecnico spagnolo rifiutò.

Nel marzo del 2008, prima che la Spagna disputasse e conquistasse gli Europei di Austria/Svizzera, Del Bosque annunciò che avrebbe sostituito Aragones alla guida delle furie rosse, incarico che ufficialmente ricopre dal 15 luglio 2008, sebbene il suo predecessore avesse riportato in Spagna un titolo che la nazionale maggiore attendeva da 44 anni. Primo Mondiale da allenatore per Vicente Del Bosque. Vincente per chè vince sul campo, non perchè se lo dice da solo. Alla faccia dei vincenti di professione, i mascelloni tipo Lippi ei Capello per intenderci.