Uragano Juve spazza via la Roma: 4-1 e lezione di calcio

di Emiliano Condò
Pubblicato il 29 Settembre 2012 - 22:50 OLTRE 6 MESI FA
(foto Ansa)

ROMA –  Un gol su punizione, uno su rigore, uno su azione. E poi due traverse. E soprattutto una prova di superiorità impressionante: la Juventus fa a pezzi la Roma, e lo fa più di quanto dica il punteggio finale, un 4-1 che male riassume una partita che non c’è mai stata, finita e consegnata agli archivi dopo meno di 20 minuti.

Zeman esce dallo Juventus Stadium con le ossa rotte e non per le contestazioni ma perché è sconfitto proprio su quello che da sempre è il suo punto di forza, il gioco. Gioco che la Juve ha ed esegue a memoria e a ritmi impressionanti. La Roma, invece, è giovane e discontinua e soprattutto incapace della minima gestione emotiva delle difficoltà. Soprattutto, ed è per Zeman una novità, da rivedere proprio sul piano del gioco.

All’inizio l’illusione è quella di una gara se non proprio equilibrata almeno guardabile. Ma è un’illusione. Perché la partita della Roma dura 10 minuti, poi la Juventus inizia a macinare gioco con la forza di un rullo compressore. E la Roma naufraga. Che i primi due gol arrivino su calcio piazzato non deve ingannare, perché i calci piazzati altro non sono che frutto di fragilità imbarazzanti della Roma. Prima è Taddei che stende Marchisio lanciato a rete. Punizione dal limite e giallo per il terzino. Sul pallone si presenta Andrea Pirlo che ha l’intelligenza di capire che non c’è spazio per alzare la parabola: la barriera salta, Stekelemburg è piazzato male e non copre il suo palo, 1-0 per la Juventus.

Per la Roma ci sarebbe tempo per reagire, invece c’è solo il tempo per mettere il pallone al centro e incassare il 2-0. Complice una percussione centrale e una ribattuta di mano in piena area di rigore. Sul dischetto si presenta Vidal: Stekelemburg intuisce ma il pallone è imparabile. A quel punto la partita è indirizzata. E la pietra tombale arriva poco dopo con Matri che sfrutta un’altra voragine nella difesa della Roma.

Un altro dettaglio: al minuto 19’40 ha tre difensori su quattro ammoniti. Meno di dieci minuti dopo tocca anche a Balzaretti, e sono quattro su quattro. E non ci sono errori arbitrali, anzi. Nel caso del primo giallo, quello di Taddei che porta al gol di Pirlo, forse Rizzoli avrebbe potuto tirare fuori anche il rosso.

Per dire che aria tira nella Roma, mentre la Juve decide di sfogarsi con le traverse (una di Vucinic, l’altra di Marchisio), Balzaretti esce al minuto 33 scuotendo la testa. Non scelta tecnica, non infortunio muscolare: febbre alta. Ora, qualche domanda uno se la fa. Perché per calcolo della probabilità tende ad escludere un attacco febbrile acuto nei 33 minuti di gioco. Quindi è quantomeno molto probabile che Balzaretti la febbre ce l’avesse da prima. Era necessario farlo giocare?

Fatto sta che per la Roma la migliore notizia del primo tempo è la fine del primo tempo: se non altro Pirlo la smetterà di vagare indisturbato sul campo come se fosse l’arbitro e per  almeno per 15 minuti non pioveranno palloni dalle parti di Stekelemburg. Che infatti ricominciano ad arrivare forti e precisi già in avvio di ripresa. Poi, fatalmente la Juventus allenta la pressione. E la Roma trova su calcio di rigore il gol che attenua, ma solo a livello di tabellino, le proporzioni della disfatta con Osvaldo.  Subito dopo la Juve si riversa in attacco e sfiora tre volte il quarto gol in pochi minuti. Avviso chiaro agli avversari: non vi salti in mente che questa è una partita che si può riaprire.

E infatti tutto si chiude al minuto 89 con il gol di Giovinco che fissa il punteggio sul 4-1 finale. La Juventus va, si tiene la testa della classifica e può gustarsi la partita del Napoli con la serenità di chi ha già fatto il suo e con la consapevolezza di essere la squadra più forte. La Roma si lecca le ferite: troppo fragile e inconsistente. Insufficiente nei giovani e negli uomini chiave.