Varese. Era l’idolo, ora è un “negro”. Caso Ebagua: lo insultano, si scusa lui

Pubblicato il 14 Agosto 2012 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Osarimen Giulio Ebagua

VARESE – E’ il minuto 28 del secondo tempo. E il Varese non sta esattamente facendo una gran figura. Gioca in casa contro i dilettanti bergamaschi del Pontisola e sta perdendo per 1-0. Rischia una prematura uscita dalla Coppa Italia.

E’ a questo punto della partita che l’attaccante nigeriano Giulio Ebagua scarica in porta il gol del pareggio. E fa quello che quasi tutti gli attaccanti fanno: corre sotto la curva. Solo che non lo fa per esultare, lo fa per zittire i “tifosi” che dall’inizio della partita lo insultano con fischi e buu razzisti.

Per capire tutto bisogna fare un passo indietro, a tre anni fa.  Ebagua è una colonna portante del Varese: tra il 2009 e il 2011, tra Lega Pro e serie B, gioca una sessantina di partite e segna 24 gol. Diventa, come è prassi, un idolo. Poi succede quello che spesso succede ai calciatori: che arriva un’offerta, un’opportunità di carriera e di soldi migliore. L’opportunità di Ebagua si chiama Torino. Il centravanti del Varese accetta  e si sposta sotto la Mole. Però non sfonda, anzi: in 20 partite mette la palla in porta solo tre volte e a fine stagione ritorna a Varese.

Ma qualcosa è cambiato. Prima ancora che Ebagua indossi la tuta biancorossa è un traditore. Ed è in questo preciso momento che alcuni ultras del Varese si accorgono che Osarimen Giulio Ebagua da Benin City è “diventato negro”. Ovviamente lo era da prima, da quando è nato. Ma quando faceva 24 gol in due anni e non era andato a Torino a cercar gloria e soldi non era importante. Lo diventa dopo, quando torna da “traditore”.

Il peggio, se possibile, viene dopo: nella forma della reazione di una parte del pubblico e di un comunicato “surreale” della società Varese. Ebagua segna e zittisce il pubblico. Il pubblico in curva (perché dalle tribune arrivano applausi) aumenta volume di insulti, poi rimette a posto gli striscioni e se ne va. Per “protesta”. Perché loro hanno il diritto di insultare ma non di essere zittiti da un “negro”. Alcuni degli ultras, però, non vanno a casa ma vicino agli spogliatoi: vogliono un “chiarimento” con società e “traditore”.

Non basta. Il fondo viene toccato a fine partita quando la società Varese produce un comunicato stampa in cui Ebagua “si scusa con i tifosi”.  Perché la retorica ipocrita del calcio prevede che il tesserato subisca insulti senza replicare. Poi ci sarebbe anche un regolamento, mai applicato, che dovrebbe prevedere che in caso di insulti razzisti la partita si ferma. Ne finirebbero poche, è vero. Ma sarebbe ora di cominciare.

A quel punto dalle parti di Varese si inizia a capire che forse a doversi scusare non è Ebagua e arriva un secondo comunicato. Che corregge il tiro, ma solo in parte anche perché sul sito della società il Varese calcio ci tiene a precisare che “non c’è nessun caso Ebagua”:

A.S. Varese 1910 chiarisce la propria posizione in merito ai fatti accaduti durante la partita di Tim Cup tra Varese e Ponte S.P. Isola e più precisamente alla contestazione da parte della Curva Nord nei confronti di Giulio Ebagua e della successiva reazione del giocatore dopo aver realizzato la rete dell’1-1.
“Premesso che il gesto di Ebagua è da condannare –dichiara il Presidente Antonio Rosdati- e nella opportune sede prenderemo i giusti provvedimenti, mi sento di sostenere il ragazzo che ha reagito a cori ripetuti e discriminanti per lui e per la sua razza. Voglio anche segnalare, a tal proposito, che la società A.S. Varese 1910 verrà multata per i fatti in questione. Ebagua è un patrimonio del Varese e come tale va tutelato da noi, in primis, ma anche da tutta la tifoseria biancorossa che deve sostenere i giocatori che in campo sudano per onorare la maglia. Tengo anche a precisare che la contestazione è arrivata solo dallo spicchio degli ultras della curva nord e che tutto il resto dello stadio si è immaditamente dissociato sostenendo e inneggiando Ebagua. Spero di non dover più assistere a tali episodi anche perchè ritengo che in una sitiuazione come questa non ci sia nessun vincitore ma ben tre sconfitti: i tifosi, Ebagua e lo sport”.