Ventura ottiene l’esonero, Tavecchio resta, zero dimissioni. Palla si vergognava

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Novembre 2017 - 09:14 OLTRE 6 MESI FA
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Ventura e Tavecchio (foto Ansa)

ROMA – Ventura ottiene l’esonero. Questa almeno Ventura l’ha vinta, il modulo con cui ha giocato la partita con la Figc prevedeva il non dimettersi e il farsi esonerare. Salvando così sette mesi di stipendio, alla grossa circa 7/800 mila euro. Questa Ventura l’ha vinta: uno a zero nella finale con il suo datore di lavoro. Il punteggio nella partita tra Ventura e la pubblica opinione è un po’ diverso, ma ognuno se la gioca come sa.

Tavecchio non si dimette, resta. Anzi annuncia un nuovo programma di governo per il calcio italiano. Conta sull’appoggio, di fatto riconfermato, di alcune delle varie corporazioni all’interno dell’affare calcio. Vale la pena di ricordarle: i dilettanti, gli allenatori, gli arbitri. Tutte categorie, corporazioni interne che evidentemente stanno talmente bene, traggono talmente vantaggio e agio di gruppo e lobby che il disastro sportivo, economico e di immagine realizzato sotto Tavecchio appare loro cosa minore. Per arbitri, allenatori e dilettanti calcio o meglio per le loro rappresentanze in Figc Tavecchio dà (a loro) più di quanto Tavecchio non tolga (al calcio come impresa, gioco, spettacolo).

Ventura ottiene l’esonero, Tavecchio resta, molti lo appoggiano, non si dimette nessuno. Ecco spiegato perché la palla non entrava. Lo sapeva da prima e da tempo la palla a chi avrebbe fatto gioco. E non se l’è sentita. Non entrava la palla nella porta degli svedesi durante l’ultimo quarto d’ora del primo tempo della partita di Milano. Eppure il gol degli italiani sembrava cosa meritata o quasi. E non entrava la palla nella porta degli svedesi neanche nel secondo tempo (tempo nel quale in verità gli italiani il gol lo meritavano di meno).

Non entrava e adesso capiamo perché, la palla dotata di una sua saggezza e capace anche di esercitare una sua giustizia si vergognava di entrare. E di essere così amica e sostegno di un calcio italiano fatto così. La palla si vergognava di entrare e ci ha buttato fuori.

E fuori da questo ambientino resti Ancelotti se accetta un consiglio. Non è una gran compagnia.