Comunione ai separati: l’esperienza di Mara Venier. Della serie: “Dammela o guai a te”

Pubblicato il 7 Giugno 2010 - 16:19 OLTRE 6 MESI FA

mara venier

L’Avvenire ha dedicato un’intera pagina per spiegare i criteri di ammissibilità al sacramento della Comunione per i credenti divorziati. La questione è delicata e molto sentita da quanti, vivendo la difficile condizione di un matrimonio fallito alle spalle, magari convivono o sono soli o hanno subito la scelta del partner e intendono avvalersi del conforto del rito della religione che professano. Ineccepibile e meritoria dunque l’iniziativa del quotidiano dei vescovi, anche magari per diradare i dubbi circa la possibilità che per qualcuno ci sia un occhio di speciale riguardo, come avvenne in occasione dei funerali di Mike Bongiorno e il premier Berlusconi “estorse” l’ostia benedetta all’imbarazzato officiante.

A proposito di “lei non sa chi sono io” in ambito religioso fanno impressione  le parole di Mara Venier, ex prima donna televisiva, plurisposata e separata e immancabilmente provvista di afflato spirituale intermittente ma irrinunciabile. Sollecitata dal Corriere della Sera sul tema del rifiuto da parte dei sacerdoti a somministrare il sacramento della Comunione ha raccontato la sua amara e umiliante esperienza. Solo che di fronte al prete che le negava pubblicamente l’ostia reagì con freddezza e senso di superiorità. Abbandonò diligentemente la fila e tornò dignitosamente al suo posto? Nemmeno per idea. “Lei adesso quest’ostia me la dà, e io poi i conti li farò con qualcun altro molto sopra di lei” ha intimato al superbo prete indegno del suo rango.  Sacramenti fai da te, potenza dell’allure televisivo. Delle due l’una: o quello parecchio in alto è il Padreterno e allora Santa Mara considera gli intermediari di Dio quali impostori, o quello più in alto è solo qualcuno superiore nella gerarchia ecclesiastica. Allora viene in mente: “Mi faccia parlare con il direttore”. Oppure:  “La multa me la faccio togliere dal mio amico prefetto”. Per certi personaggi è davvero inammissibile che a impartire i sacramenti siano dei semplici camerieri o degli oscuri vigili.