Opera di Roma, 190 euro di diaria per la trasferta: l’ultima goccia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Ottobre 2014 - 10:55| Aggiornato il 3 Dicembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Opera di Roma, 190 euro di diaria per la trasferta: l'ultima goccia

Opera di Roma, 190 euro di diaria per la trasferta: l’ultima goccia

ROMA – Teatro dell’Opera di Roma: sul licenziamento in blocco di orchestra e coro l’ultima goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la diaria da 190 euro per la trasferta, che gli orchestrali richiedevano nella trattativa con il Consiglio d’amministrazione. La controfferta era di 160 euro, ma gli orchestrali hanno detto no. La diaria è da calcolare in aggiunta al rimborso di tutte le spese, al quale gli orchestrali hanno già diritto.

Questo, secondo la versione del sindaco di Roma Ignazio Marino, presidente del Cda del Teatro dell’Opera, ha lasciato l’amministrazione senza scelta: licenziamenti in blocco, che coinvolgono “182 unità di personale su 460”. In un quadro reso pesante dalle dimissioni di Riccardo Muti, che aveva portato tra l’altro all’abbandono di alcuni sponsor, in una situazione debitoria di 4 milioni di euro.

Quasi tutti quei 4 milioni rientrerebbero con i licenziamenti. Spiega il sovrintendente del Teatro, Carlo Fuortes, che la decisione è stata presa anche e soprattutto per tagliare le spese. «Coro ed orchestra costano 12 milioni e mezzo l’anno. Il risparmio previsto è di 3,4 milioni con l’esternalizzazione. Abbiamo ragionato in termini di funzionalità e di effetto economico».

Scrive Flavia Amabile su La Stampa: Le strade aperte erano poche – ha raccontato Ignazio Marino, sindaco di Roma e presidente del cda del Teatro: «Potevamo scegliere tra un rattoppo temporaneo, la chiusura o una strategia che portasse ad una vera rinascita». E, quindi è arrivata la decisione sapendo «che questo è l’unico percorso, in un momento drammatico della vita del teatro, che può portare ad una vera ed auspicata rinascita».

Secondo Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, si tratta di «un passaggio doloroso ma necessario». […]
La procedura di licenziamento partirà da oggi secondo un percorso previsto dalla legge sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Per i prossimi 75 giorni i lavoratori faranno parte dell’organico. I primi 45 giorni saranno utilizzati per le trattative sindacali, gli altri 30 per le trattative ai tavoli istituzionali. Il licenziamento collettivo vero e proprio arriverà fra quasi due mesi e mezzo. L’obiettivo del cda è riuscire a terminare tutto entro la fine dell’anno per iniziare dal primo gennaio del 2015 con una nuova orchestra ed un nuovo coro, semmai formati dagli orchestrali licenziati se daranno vita ad una società, come è avvenuto all’estero.

Che succede ora? Gli spettacoli in programma saranno cancellati? Che cosa accadrà ora della stagione in corso è ancora presto per dirlo. In calendario ci sono l’Aida e le Nozze di Figaro ma dopo l’addio di Muti nessuno lo ha sostituito. Le date, però, non sono state cancellate, spiega Ignazio Marino. «Al momento non abbiamo immaginato di cancellare l’opera verdiana del 27 novembre. Ci attiveremo per ricercare un direttore da individuare entro la prima settimana di novembre, altrimenti non ci sarà l’Aida». Mentre per la nomina del direttore musicale «occorrerà un po’ di tempo. E’ un argomento di grande importanza ma andrà valutato più avanti quando il Teatro rientrerà nella normalità».

Dura la reazione dei sindacati. Massimo Cestaro, segretario generale della Slc-Cgil, lancia l’allarme: «Vogliono fare dei teatri delle scatole vuote». Anche nel Pd c’è chi fa fatica ad accettare l’operazione. Michele Anzaldi, deputato: «Vengono licenziati tutti gli artisti, proprio coloro che sono entrati al Teatro con un regolare e difficile concorso pubblico». Come sottolinea Marco Piazzai, segretario della Fials-Cisal: «Restano assunti 280 tecnici ed amministrativi».

Sul Messaggero, Simona Antonucci ha intervistato Fuortes, il sovrintendente del Teatro dell’Opera, che spiega «Il contratto integrativo dell’Opera di Roma, così come si era sviluppato negli ultimi decenni, rappresentava sicuramente un freno alla produttività e allo sviluppo. E il superamento di questo modello sarà un modo per far ripartire la lirica in Italia». […] Che cosa intende per freno allo sviluppo e alla qualità? «Nel contratto integrativo sono presenti delle vere aberrazioni, ostacoli alla produttività e indennità assurde».

Ne può elencare alcune?
«Se un musicista suona quattro ore un’opera di Wagner percepisce uno stipendio, se suona per un’ora una sinfonia di Beethoven, guadagna il doppio. Esistono indennità legate al tipo di strumento: una tromba in sol è un conto e una tromba in sibemolle, tutto un altro. Ma esistono anche indennità legate al numero di musicisti: lo stipendio aumenta se si è in dieci, nonostante sia previsto dalla partitura».
Per un aumento totale di quanto?
«Il valore dell’integrativo dell’Opera di Roma è del 42 per cento in più rispetto al contratto nazionale. Ma non vorrei farne soltanto una questione economica. Mi piacerebbe sottolineare che l’esternalizzazione dell’orchestra, la creazione di un nuovo soggetto autogestito dai musicisti, un’associazione, sarà uno stimolo al miglioramento».