Condannata Mediaset: “Comportamento anticoncorrenziale non accettare la pubblicità di Sky”

Pubblicato il 26 Ottobre 2009 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

skyUna sentenza destinata a pronfonde ripercussioni nel rapporto che i giornali hanno fra di loro e alle rispettive pubblicità promozionali è stata emessa dal tribunale di Milano. Il «pregiudiziale rifiuto» di Publitalia ’80 «ad accogliere e proseguire le campagne pubblicitarie di Sky Italia al solo fine di avvantaggiare l’offerta Mediaset Premium» è «espressione di un accordo anticoncorrenziale, con la società consociata titolare dell’offerta stessa».

La prima sezione civile del tribunale di Milano si è espressa in questo modo accogliendo il ricorso d’urgenza presentato da Sky Italia contro Mediaset “accusata” dalla rivale di aver rifiutato il passaggio di spot dell’offerta Sky sulle proprie reti.

Fino ad oggi gli editori italiani della carta stampata si erano attenuti al principio che i loro giornali non dovevano ospitavare la pubblicità dei diretti concorrenti e ciò è andato aventi per decenni senza alcuna contestazione.

Ora invece il giudice ha invece deciso cheIl giudice ha quindi deciso che Mediaset non può opporre rifiuti pregiudiziali alle campagne Sky. Il che significa che le parti dovranno tornare a trattare senza che Mediaset (Publitalia per essa) possa opporre la concorrenzialità dello spot come motivo di un eventuale rifiuto. Ciò non comporta dunque l’immediata ripresa degli spot Sky sulle reti Mediaset.

La società di Murdoch nel ricorso lamentava che il 31 luglio scorso Mediaset aveva «improvvisamente interrotto il rapporto commerciale, rifiutandosi di trasmettere la campagna pubblicitaria pianificata dal mese di settembre a causa della concorrenzialità della stessa rispetto a prodotti commercializzati da società collegata». Il tribunale ha anche ordinato la pubblicazione del provvedimento «per una volta, a caratteri doppi del normale, sui quotidiani La Repubblica, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore» a cura di Sky e a spese di Publitalia, «in quanto la stessa non avrebbe finalità risarcitorie, bensì cautelari, incidendo sugli effetti ancora in corso dell’illecito, di natura essenzialmente comunicazionale».

Il giudice civile di Milano spiega che «l’accesso alla pubblicità sulle reti Mediaset in chiaro rappresenta una risorsa essenziale per raggiungere proprio quella clientela target che potrebbe essere particolarmente interessata all’acquisto dei servizi a pagamento» offerti da Sky. Il mercato da considerare in questo caso, infatti, secondo il giudice, «è quello dei servizi televisivi in chiaro, fruiti dai potenziali clienti di servizi a pagamento».

Nell’attuale «situazione di sostanziale duopolio televisivo in chiaro», si legge ancora nel provvedimento, gli investitori pubblicitari, quando si tratta di campagne di grande rilevanza, considerano «unitariamente le reti pubbliche e quelle Mediaset, sicché il rifiuto aprioristico di uno dei due poli finirebbe per determinare uno squilibrio immediatamente percepibile». Il giudice scrive, inoltre, che «l’enorme potere di mercato (…) in capo alla concessionaria di pubblicità delle reti Mediaset le impone non solo l’obbligo pubblicistico di praticare condizioni trasparenti, eque e non discriminatorie nella vendita di spazi pubblicitari», ma anche di «operare, nei rapporti con imprenditori concorrenti di proprie consociate» senza determinare «ingiustificati squilibri concorrenziali».

Dunque, scrive ancora il magistrato,«precludere a Sky l’accesso ad un servizio essenziale»al fine «di ostacolare l’ulteriore penetrazione sul mercato dei servizi a pagamento»deve «ritenersi espressione di un accordo anticoncorrenziale» di cui il giudice inibisce la prosecuzione. L’inibitoria però, chiarisce il giudice, che nel provvedimento compensa le spese legali tra le parti, «non può risolversi in un ordine di immediata ripresa della fornitura pubblicitaria».

Mediaset si è detta comunque soddisfatta della «decisione del Tribunale Civile di Milano» che ha respinto «la richiesta di ordinare a Mediaset di riprendere immediatamente la fornitura di spazi pubblicitari a Sky Italia e la richiesta di vietare a Mediaset la trasmissione di messaggi promozionali di Mediaset Premium sulle proprie reti». A sua discolpa, le reti della famiglia Berlusconi spiegano che l’azienda si è sempre comportata correttamente come provato dai «3.107 passaggi di spot Sky ospitati da Mediaset sulle proprie reti nel solo anno 2009».