Killing Jesus di Ridley Scott, dove vederlo: su Sky 403, Gesù vita e morte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2015 - 13:07| Aggiornato il 22 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
Killing Jesus di Ridley Scott, dove vederlo: su Sky 403, Gesù vita e morte

Gesù caccia i mercanti dal tempio

ROMA – Killing Jesus, la vita e la morte di Gesù Cristo tradotte in una miniserie tv da Ridley Scott per il National Geographic sarà trasmesso alle 2055 di domenica 29 marzo 2015 e si lunedì 30 marzo in 171 Paesi, 45 lingue. In Italia  Killing Jesus sarà in onda su National Geographic Channel (canale 403 di Sky).

Killing Jesus ha il titolo e si basa sul libro best seller di  Bill O’ReillyMartin Dugard, pubblicato nel 2013.

Killing Jesus ripercorre la storia di Gesù con particolare attenzione ai personaggi e agli eventi storici che segnarono la sua esistenza, offrendo un racconto ricco e avvincente. Dopo il successo di critica e ascolti di Killing Kennedy (una nomination agli Emmy 2014) e Killing Lincoln, questo nuovo film rappresenta il terzo progetto firmato National Geographic Channel che vede la collaborazione tra Ridley Scott e Bill O’Reilly.

Il film, scritto dal premio Oscar Walon Green (Il Mucchio Selvaggio), è stato girato nel deserto del Sahara in Marocco con una troupe di 250 persone e 4500 comparse. Del cast fanno parte  93 attori provenienti da Libano, Marocco, Repubblica Ceca, Irlanda, Gran Bretagna, Israele, Canada, Siria, Australia e Stati Uniti, tra cui Stephen Moyer (True Blood) nel ruolo di Ponzio Pilato e Kelsey Grammer (vincitore di tre Golden Globe per Boss e Frasier) in quello di Erode.

La miniserie Killing Jesus è stata preceduta da polemiche all’uscita del libro: sia Bill O’Reilly, commentatore politico di Fox News e autore di numerosi best sellers e Martin Dugard sono cattolici conservatori e molte delle loro visioni non coincidono con quelle di molti critici di sinistra. Inoltre il tentativo di rendere popolari e quindi accessibili al grande pubblico eventi e misteri, su cui per duemila anni uomini di Chiesa e di Stato si sono letteralmente e fisicamente scannati in nome del Vero Dio, ha fatto storcere il naso a critici sofisticati e articolati.

Se però si entra ancor oggi in una chiesa cattolica e si ascolta  una predica e si riesce anche a intenderla (spesso è molto difficile capire cosa dicano sacerdoti di origine di altri continenti nel loro commovente sforzo di predicare in italiano) la banalità degli argomenti, l’inconsistenza dei ragionamenti, il conformismo delle omelie fanno si che un tentativo, per quanto spregiativamente giornalistico, fa bene al cuore e rafforza la fede.

Lo riconosce Selina O’Grady, che ha recensito il libro Killing Jesus sul Guardian, dopo avere scritto il libro “And Man Created God: Kings, Cults, and Conquests at the Time of Jesus“, L’uomo creò Dio: re, culti e conquiste al tempo di Gesù. Si tratta di

“una versione giornalistica dei Vangeli, farcita di dettagli storici, non sempre accurata ma che offre al lettore una buona visione di come fosse la vita alla fine del primo secolo avanti Cristo: come i soldati erano addestrati, come funzionava il fisco, come era fatto il tempio [di Gerusalemme] e, naturalmente, come i soldati crocifiggevano un uomo”.

Gli autori affermano di aver fatto attenzione a separare i fatti dalla leggenda ma Selina O’Grady prende le distanze: Killing Jesu, scrive, si basa quasi esclusivamente sui Vangeli, trascurando due secoli di scetticismo da parte degli studiosi sulla loro accuratezza storica. La cosa non piace alla autrice della recensione, che nel suo libro sull’invenzione di Dio da parte dell’uomo ha accreditato a Paolo, di Tarso, per i cristiani San Paolo, l’invenzione del cristianesimo, trasformando il piccolo culto ebraico di Gesù in una religione aperta a Ebrei e anche Gentili, cioè i non ebrei, il resto del mondo, in cui fosse possibile essere “né ebrei né greci”:

“Paolo, invece, non riceve alcun merito sulla fondazione e la diffusione della cristianità. Tutto il merito va a Gesù, il cui corpo, ci avvertono gli autori, “non è mai stato trovato””.

La visione storia alla base di Killing Jesus non sembra comunque così sballata:

“I romani sono cattivi, corrotti crudeli, specie nel loro imposizione fiscale, che, nell’opinione degli autori, è vizio particolarmente brutto. L’elite ebraica è cattiva, perché, mano nella mano con i romani, brutalizza e tosa il “buon popolo di Galilea”. Il popolo ebraico sono gente buona. Ma i Farisei sono molto cattivi: arroganti, presuntuosi, egoisti e assetati di potere”.

Sui Farisei ha ragione Selina O’Reilly, i Farisei sono cattivi nel racconto dei Vangeli, ma sembrano essere piuttosto polemiche interne al mondo ebraico di duemila anni fa:

“Ai tempi di Gesù i Farisei erano un gruppo radicaleggiante di nuova tendenza, che cercava di strappare il controllo della religione ebraica dai Sadducei, la casta aristocratica di preti” che invece piace a O’Reilly e Dugard. Furono i Farisei che montarono la rivolta contro Erode e Roma; grazie ai Farisei molti ebrei furono costretti a scegliere fra essere buoni religiosi ebrei o buoni cittadini romani, scelta che culminò nella rivolta del 66 – 73 dopo Cristo, quando il futuro imperatore romano Tito distrusse Gerusalemme e il tempio”.

I Vangeli mettono in bocca a Gesù le parole “Date a Cesare quel che è di Cesare a Dio quel che è di Dio“ ma c’è chi ha avanzato il dubbio che siano incoerenti con la posizione politica di Gesù e del movimento nazirita da cui probabilmente proveniva e costituiva il suo back ground formativo. Sembrano incoerenti anche con la fine fatta da Gesù, da capo rivoluzionario. Da che mondo è mondo a scatenare le rivoluzioni sono state le tasse. Quelle parole allora servivano a cancellare nei romani la memoria della causa della crocifissione, pena riservata ai ribelli, per proteggere i cristiani, sempre meno ebrei, sempre più greci e romani, dalle ire dell’Impero. Magari sul vero Dio c’era da discutere, ma sulle tasse, che è la cosa che interessa a qualunque potenza coloniale, non c’erano rischi di disobbedienza.