Massimo Giannini-Ballarò: debutto alle 21. La sfida con Floris, le polemiche con Usigrai

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Settembre 2014 - 08:30| Aggiornato il 18 Dicembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Giannini-Ballarò: debutto alle 21. La sfida con Floris, le polemiche con l'Usigrai

Massimo Giannini, nuovo conduttore di Ballarò (LaPresse)

ROMA – Questa sera alle 21 su Raitre debutta il nuovo Ballarò con la conduzione di Massimo Giannini, ex vicedirettore di Repubblica. In contemporanea, su La7, andrà in onda diMartedì, il programma di Giovanni Floris, che per 12 anni è stato il volto di Ballarò.

Una sfida fra talk show che Giannini, con metafora calcistica, dice che “sarà un campionato lungo”, anche per cercare di non caricare troppo d’ansia la prima “partita”. Che vedrà contrapposti due romanisti, amici e quasi coetanei (classe 62 Giannini, classe 67 Floris).

Giannini “schiera” come ospiti Romano Prodi, il sottosegretario alla Presidenza Lorenzo Delrio e probabilmente il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. Al posto di Maurizio Crozza, che ha seguito Floris a La7, ci sarà Roberto Benigni (“è venuto gratis”, sottolinea Giannini) che però non farà una copertina comica ma sarà intervistato da Giannini. Questo la prima sera. Nelle successive si alterneranno “le migliori firme della satira”. Negli ultimi cinque minuti di puntata spazio a “Il candidato”, sit-com con Filippo Timi. Le altre novità della tredicesima edizione di Ballarò sono la sigla firmata da Ivano Fossati e le due presenze fisse: il politologo Ilvo Diamanti, firma di Repubblica, che sceglierà la parola chiave della settimana; i sondaggi saranno curati da Alessandra Ghisleri, la preferita da Silvio Berlusconi. Una strana coppia:

“Per creare un corto circuito – spiega Giannini – ma non faremo come la coppia Sandra-Raimondo”

Floris dal canto suo, per uno strano incrocio, schiera fra gli ospiti di punta proprio il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che sarà intervistato dal conduttore. Poi faccia a faccia fra il presidente del Senato Pietro Grasso e il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. In studio

il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, la presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani (PD), la senatrice di Forza Italia, Manuela Repetti, il presidente di RCS Libri, Paolo Mieli, il fondatore del movimento politico Italia Unica, Corrado Passera, il Presidente BNL, Luigi Abete e l’imprenditore Guido Martinetti. Il talk sarà aperto dalla copertina di Maurizio Crozza. In scaletta il sondaggio di Nando Pagnoncelli (Ipsos)

Molte polemiche hanno accompagnato la vigilia della nuova avventura di Giannini, al suo debutto in tutti i sensi: come conduttore di Ballarò, come volto Rai e come conduttore televisivo, visto che finora in televisione c’era andato solo come ospite.

Giannini se ne va da Repubblica dopo 28 anni e senza paracadute: non ha preso aspettativa, ma si è dovuto licenziare. Intervistato da Marianna Aprile per Oggi, ha detto che se non venisse riconfermato al termine dei due anni di contratto con la Rai, per una cifra che le voci ufficiose vogliono intorno ai 450 mila euro all’anno, vuole diventare medico.

“All’inizio di luglio, partendo per tre settimane in Brasile con sua moglie Antonella, Massimo Giannini ha mandato al suo amico Giovanni Floris un sms di congratulazioni per il rinnovo del suo contratto con Ballarò. Tre giorni dopo, mentre era alle cascate di Iguazù, il direttore di Rai3 Andrea Vianello lo ha chiamato, gli ha comunicato che Floris era passato a La7 e che, se accettava, Ballarò sarebbe stato suo. «Sono stato colto alla sprovvista, ho rimandato la decisione alla fine delle vacanze e loro mi hanno aspettato», dice Giannini.

E il 16 settembre inizia. Con chi ha preso la decisione finale?
«Col il mio direttore generale e il mio Cda, cioè mia moglie e i nostri figli Valerio e Flavia, e con la mia ristrettissima cerchia di amici, quelli con cui andavo al liceo e con cui sono cresciuto».
Tra i suoi amici c’era anche Floris.
«Ho un’idea impegnativa dell’amicizia, lontana da quella di Facebook per intenderci. Con Giovanni ci conosciamo da tempo ma è da poco più di un anno che ci frequentiamo, con le mogli. La nostra è un’amicizia recente e bene avviata […]L’essere avversari nel palinsesto per me non cambia nulla, spero tutto continui come è stato finora. […] Ci siamo scambiati sms. Quando ha saputo che avrei fatto Ballarò mi ha scritto “In bocca al lupo, Massimo”. Sul fair play siamo sulla stella lunghezza d’onda». […]
Aprirà ogni puntata con un editoriale. Come si prepara? Fa le prove a casa, allo specchio?
«Sono un timido, soffro molto le prove perché mi dànno di recita. Confido nella diretta».
Di lei non si sa nulla.
«Spero continui così. Non frequento salotti, neanche culturali. Non vedrete mai foto mie nel Cafonal di Dagospia. Ritengo sia sano che la vita privata e quella professionale rimangano ben distinte».
Ha sempre voluto fare il giornalista?
«Sognavo di fare il medico, sarei stato bravo. Quando scoprii che avrei dovuto studiare 15 anni senza poter praticare decisi di fare altro, giurisprudenza. Gli amici mi chiamano ancora oggi “il dottore”, perché quando qualcuno sta male studio, cerco di capire. Mi dànno dell’ipocondriaco, ma sono solo vigile sui segnali che trasmette il corpo».
Com’è finito a Repubblica?
«Ho sempre amato scrivere e quando nacque Repubblica me ne innamorai. Appena diplomato, nel 1979, scrissi a Eugenio Scalfari, gli chiesi una chance. Lui mi fece rispondere dal segretario di redazione che in quel momento non cercavano nessuno. Quella lettera ce l’ho ancora a casa. Quando 9 anni dopo feci il colloquio con Scalfari per l’assunzione la portai con me».
Per Ballarò però si è licenziato dopo 28 anni.
«La policy del giornale non prevede l’aspettativa per gli impegni in tv. Inoltre, per me, Ballarò era una scelta di vita irreversibile, un’evoluzione del mestiere incompatibile con la ricerca di paracaduti».
È vero che con la Rai ha un contratto di due anni da 900.000 euro?
«Ho un contratto di due anni. La cifra però può confermarla o smentirla solo la Rai. Io sono vincolato dalla riservatezza». […]
Su Libero Filippo Facci la prende in giro perché cita libri.
«Io su un collega non avrei mai scritto un pezzo così, ma è il segno dei tempi e ho le spalle larghe. Sono un lettore onnivoro, ma negli ultimi anni leggo soprattutto letteratura americana, da Cormack Mc Carthy, Philip Roth, Don De Lillo. Tra gli italiani, mi piace Andrea De Carlo, ma anche Gianni Celati, che è un po’ di nicchia».
Ecco, la nicchia. Lo sa che passa per essere uno snob?
«Credo sia perché “non frequento” e perché mi sono sempre presentato come uno serioso, algido. E invece in privato sono simpatico, me lo dicono tutti. Anche grazie alle mie imitazioni».
I suoi cavalli da battaglia?
«I colleghi, ma anche Giulio Tremonti e Matteo Renzi».
Quindi prenderà lei il posto di Maurizio Crozza nella copertina di Ballarò?
«La vera svolta sarebbe quella… Ma abbiamo trovato di meglio. Vedrete, sarà una sorpresa».
Dicevamo che passa per snob. Qual è la cosa più nazionalpopolare che ha fatto?
«Sono un romanista sfegatato, uno che va allo stadio. E’ una fede che condivido con Floris, anche se io sono più romanista di lui. Sono stato un calciatore professionista, un Numero 10. A 14 anni ero nei pulcini della Roma, poi ho dovuto lasciare per via della scuola. Ma ho sempre continuato a giocare e a 17 anni ho anche detto di no al Milan. Poi a 18 anni mi sono fracassato un ginocchio e la mia carriera è finita. Ho sempre continuato a giocare e a fracassarmi le ginocchia. Ho smesso due anni fa, ma prima mi sono tolto belle soddisfazioni con la nazionale giornalisti».
Qual è il suo punto debole?
«A parte le ginocchia? La timidezza e un eccesso di fair play. Qualche volta sarebbe più utile una scazzottata (metaforica), un corpo a corpo. Ma credo nella bontà delle persone, anche se ogni volta il mio direttore generale mi richiama alla realtà e cerca di farmi vedere i secondi fini degli altri. Dovrei essere un po’ più cinico… Ma non mi cambierei con tanta gente che mi gira intorno».
Perché lo spettatore dovrebbe scegliere Ballarò, il martedì?
«Perché nonostante quello che si dice della Rai, è una grande azienda, è servizio pubblico, e faremo un giornalismo vero, da apoti, come diceva Prezzolini».
Da che?
«Secondo Giuseppe Prezzolini gli apoti sono quelli che non se la bevono, che cercano conferme. Noi metteremo i politici e i loro annunci alla prova dei fatti. Applicheremo al potere il dubbio cartesiano, senza fidarci per principio».
Ora che non è più a Repubblica può dirlo: nell’antagonismo con Berlusconi il suo giornale ha esagerato?  
«Se l’informazione, nel suo complesso, ha delle responsabilità verso Berlusconi credo sia esattamente per il motivo opposto, per l’aver rinunciato a giocare fino in fondo il suo ruolo, ancora più rilevante in un paese, come l’Italia, in cui a un certo punto Berlusconi ha giocato tutti i ruoli in partita, premier, azionista della Rai, proprietario di un impero mediatico. Un meccanismo che non è stato indagato fino in fondo per calcolo e debolezza. Repubblica in questo panorama è stata un’eccezione e solo il pensiero debole della politica ha potuto scambiare quel giornalismo per un “partito”».
In Rai i sindacati hanno protestato perché per Ballarò è stato scelto lei, un esterno, ignorando le professionalità interne.
«Bisogna chiedersi piuttosto come mai la Rai debba guardare fuori. Quello che rende complicato riconoscere le professionalità interne è una certa diffusa arrendevolezza del sistema Rai alla politica. La professionalità di un giornalista si misura sulla sua autonomia, l’impermeabilità ai condizionamenti esterni, se rinunci a quella perdi il tuo valore».
E se tra due anni non farà più Ballarò?
«Mi iscrivo all’università della terza età e divento, finalmente, un medico».

In risposta alle frasi di Giannini nell’intervista ad oggi, il sindacato dei giornalisti Rai Usigrai ha emesso un comunicato

“Caro Massimo Giannini, smentisca o si scusi. Le sue parole riportate in una intervista da lei rilasciata a un settimanale sono un insulto alle centinaia di giornaliste e giornalisti Rai. Sappiamo bene”, replica l’Usigrai, “cosa vuol dire avere la schiena dritta. Ma in fondo, il problema non è lei, ma il dg Gubitosi che per primo esprime questa disistima nei confronti di tutte le professionalità interne della Rai, attingendo sempre dall’esterno per tutti i ruoli chiave”.

“Ed ecco l’ennesimo risultato di questa politica: si ingaggia un esterno lo si paga circa 1 milione di euro in due anni, e gli si consente di venirci a spiegare che in fondo i dipendenti Rai sono di serie B. Il Dg dica con chiarezza cosa pensa dei dipendenti dell’azienda che ancora dirige. O si sente già in uscita?”

Sulla sfida fra Ballarò e diMartedì Libero quotidiano ha lanciato due sondaggi:

1) Guarderete la copertina di Maurizio Crozza o di Roberto Benigni? (Al momento vince Crozza 80% contro 20%)

2) Se foste costrette a scegliere, chi guardereste fra Floris e Giannini? (Al momento è pareggio 50% – 50%)

A proposito della sfida nella sfida, quella fra Crozza e Benigni, l’agente del comico toscano, Lucio Presta, ha dichiarato che l’attore premio Oscar

“sarà presente con un saluto e risponderà ad alcune domande del conduttore. Non farà alcuna copertina e quella di martedì sarà l’unica partecipazione. Tutto sarà rigorosamente a titolo gratuito”.