Max Tresoldi, sveglio dopo 10 anni di coma. Alda D’Eusanio: Questa non è vita

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Novembre 2013 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA
Il libro di Lucrezia e Max Tresoldi

Il libro di Lucrezia e Max Tresoldi

ROMA – “Rivolgo un appello a mia madre, mamma se mi dovesse capitare una cosa come quella di Max, ti prego, non fare come la mamma di Max. Quella non è vita”. E’ la frase della conduttrice tv e giornalista Alda D’Eusanio che fa ammutolire gli spettatori in studio e che scatena una feroce reazione da parte del quotidiano dei vescovi “Avvenire”.

Succede tutto nel pomeriggio del 5 novembre durante la “Vita in diretta” in onda su Rai Uno. Nel contenitore ad un certo punto di parla della storia di Massimiliano Tresoldi detto Max. E in collegamento c’è lo stesso Max e sua mamma Lucrezia. E’ la storia di un risveglio da un lungo coma vegetativo: 10 anni fa Max ha un incidente d’auto. Entra in coma e i medici spiegano alla mamma che non c’è nulla da fare. Ma lei non si arrende e rifiuta di staccare le macchine al figlio. Max, improvvisamente, dopo 10 anni si risveglia. Con una grave disabilità ma comunque cosciente e in grado di riconoscere e capire cosa gli accade intorno e anche di comunicare. La storia di Max diventa un libro e viene ripetuta in Tv.

D’Eusanio, però, non si commuove. Anzi. E attacca: “Mamma se mi dovesse capitare una cosa come quella di Max, ti prego, non fare come la mamma di Max”. In studio cala il silenzio, il conduttore si dissocia. E poi la pubblicità sfuma il tutto, non prima che la signora Lucrezia trovi modo di replicare alla D’Eusanio: “Non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita”.

La polemica non sfugge ad Avvenire che il giorno successivo a firma di Lucia Bellaspiga attacca in modo frontale D’Eusanio e Rai:

Non l’ha sfiorata il dubbio che quella «non vita» la stava ascoltando, non ha visto l’indignazione che passava in quello «sguardo vuoto», e nemmeno l’agitazione di Max sulla sedia a rotelle, arrabbiato di non poter urlare, proprio come nei dieci anni di stato vegetativo […] «Quando Dio chiama, l’uomo deve andare!». Insomma, doveva crepare. Parole choccanti, il pubblico gelido non applaude. Mamma Ezia da Carugate ce la fa a riappropriarsi del microfono per gli ultimi secondi di trasmissione: «Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita.

Quindi l’accusa alla Rai, quella di aver banalizzato e spettacolarizzato un tema delicato come il coma vegetativo:

In studio non un neurologo, non un giornalista informato. Confondere due temi seri come stato vegetativo e vita dopo la morte ridicolizza entrambi, oltre a creare un pericoloso fraintendimento coma=morte cerebrale. Derive ancora più inaccettabili se ce le imbandisce mamma Rai, fino a prova contraria servizio pubblico di informazione.