Miriana Trevisan: “Boncompagni un genio. Metoo? Siamo in uno Stato fallocratico”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Gennaio 2019 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
miriana trevisan

Miriana Trevisan: “Boncompagni un genio. Metoo? Siamo in uno Stato fallocratico”

ROMA – Miriana Trevisan è intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del programma “I Lunatici“. La Trevisan ha ricordato il suo periodo a Non è la Rai: “E’ stata un po’ come una fiaba, perché in realtà era tutto irreale. E’ stato un momento magico, particolare, un po’ ne soffrivo perché mi sentivo amata da tutti ma in realtà da nessuno, a tratti mi sentivo una regina, a tratti no. E’ stato comunque un momento esaltante, divertente, ho capito da giovanissima che questo lavoro mi piaceva molto. E’ stato bello. Una cosa eclatante, strana. Io ho fatto quel programma dai 17 ai 19 anni più o meno. Facevo amicizia con la sarta, la truccatrice, ero molto timida, per questo sembravo schiva, preferivo avere delle amiche un po’ più adulte”.

“Tra noi ragazze c’era antagonismo – continua Miriana Trevisan -, eravamo impreparate alla vita, tra di noi non c’era lealtà. Ma eravamo giovani, in un frullatore, un po’ delle dilettanti allo sbaraglio. Per me comunque fare ‘Non è la Rai’ è stato un valore aggiunto, mi sono divertita tantissimo, ho imparato moltissime cose. Boncompagni? Ci avrò scambiato tre parole in tre anni con lui, scappavo, ero davvero molto timida. L’ho conosciuto dopo un po’ di anni, persona molto piacevole, cultura straordinaria, un genio, un visionario”.

Su Mike Bongiorno e La Ruota della Fortuna: “Mike non era tanto differente rispetto a quando era davanti alle telecamere. Cercavo di essere sempre puntuale, sempre in riga. Con lui c’era un rapporto un po’ più affettuoso, lui mi prendeva continuamente in giro, aveva una grande ironia, faceva sempre la battuta, scioglieva il ghiaccio”.

Miriana Trevisan ha lavorato anche con Corrado e Vianello: “Di Corrado ho un ricordo veramente meraviglioso. Un uomo d’altri tempi, un principe azzurro, un cavaliere, per lui anche l’ultimo degli ultimi era il primo. E anche Vianello era così. Erano due persone particolari, generose nell’insegnare. Vianello mi faceva sempre la stessa battuta, mi incontrava nei corridoi e mi chiedeva ‘ma tu chi sei'”.

Sulla televisione di oggi: “Mi piace molto Alessandro Cattelan, è straordinario. Poi Gerry Scotti è molto bravo, mi piacciono Milly Carlucci e Alessia Marcuzzi. Bonolis? Ho lavorato anche con lui, è un grande paroliere, ha un vocabolario molto ampio…Poi tutto dipende dai gusti. Vabbè, alcune volte è un po’… lasciamo perdere, altrimenti entro in una polemica delle mie”.

Sul #metoo: “Come sta andando avanti quella storia? Ho una mia verità da raccontare, non volevo che accadesse in questo modo. Sono sempre convinta che il sistema sia distorto, bisogna cambiare certi atteggiamenti. Ho parlato con diverse persone nei centri antiviolenza, loro mi hanno detto che non consigliano di denunciare subito, ma di raccogliere prima delle prove. Io in realtà non ho denunciato nessuno, parlavo del sistema, ho fatto una confidenza che poi è uscita pubblicamente”.

“A chiunque subisca un abuso consiglierei di raccogliere prima, di fare qualunque denuncia pubblica o non, delle prove schiaccianti. La mia storia è iniziata da un articolo in cui raccontavo che effettivamente le cose vanno così, avrei portato avanti tutto con molta più sostanza, questa è una battaglia che va fatta, è evidente che siamo in uno stato fallocratico. Io avrei continuato a fare una battaglia in un certo modo, poi si è gettato tutto sul gossip”.

“La declinazione del #metoo è diventata quasi solo una questione di gossip – conclude -. Troppi hanno l’idea che chiunque faccia la showgirl sia disposta anche a tutto. Non c’è magari dietro il pensiero che a quella persona potresti far schifo ma potresti essere brava professionalmente. Poi se ci vuoi provare è un altro discorso, io ho parlato dell’abuso di potere. La reazione del mondo dello spettacolo nei miei confronti? Non sono stata lasciata sola, in quel momento ero anche molto agitata, avevo pensato a una battaglia lenta, per far capire alle giovani donne che il sistema è sbagliato. Non sono stata lasciata sola, però erano tutti molto impauriti”.