Utero in affitto, femministe e Lgbt contro Rai: “Spot pro-surrogacy”

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Ottobre 2017 - 14:05 OLTRE 6 MESI FA
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Utero in affitto, femministe e Lgbt contro Rai: “Spot pro-surrogacy”

ROMA – “Uno spot pro gestazione per altri, indegno di un servizio pubblico”. E’ bufera sulla trasmissione Chakra, condotta da Michela Murgia su RaiTre e accusata di essersi troppo sbilanciata in favore dell’utero in affitto con testimonial Nichi Vendola.

In una lettera aperta alla presidente Rai Monica Maggioni, diverse associazioni femministe e attiviste Lgbt si sono scagliate contro la puntata andata in onda sabato 7 ottobre, definita “vergognosa e sfacciatamente di parte”.

La scrittrice e conduttrice Michela Murgia è accusata di aver affrontato il tema della maternità surrogata “sposando in toto le tesi di chi vuole rendere la pratica legale in Italia”. Inammissibile, dicono ancora le femministe, sul servizio pubblico, dal quale “ci saremmo aspettate un’informazione imparziale e ad ampio spettro”

Questo il testo della lettera firmata da Arcilesbica, Resistenza Femminista, Rua – Resistenza all’Utero in Affitto, Se Non Ora quando Libere e Udi:

 “Gentilissima presidente Monica Maggioni, la trasmissione Chakra andata in onda su Rai3 sabato 7 ottobre alle ore 18,00 ha affrontato il tema della maternità surrogata sposando in toto le tesi di chi vuole rendere la pratica legale in Italia. Da un servizio pubblico ci saremmo aspettate un’informazione imparziale e ad ampio spettro. Invece Michela Murgia ha voluto presentare solo un lato della medaglia, di fatto mandando in onda uno spot pro-Gestazione per altri”.

Le associazioni chiedono quindi, “una trasmissione che riequilibri l’informazione sul tema”. E accusano la conduttrice che,

“non ha mai chiesto a Nichi Vendola, il quale si è spinto addirittura a parlare di “produzione di vita”, quanto abbia pagato per l’acquisto degli ovociti e per la surrogacy negli Stati Uniti (il prezzo è circa 130mila euro), né ha dato conto delle numerose testimonianze di madri surrogate pentite che sono finite in tribunale per avere la possibilità di vedere i figli o per non dover abortire. Nessun accenno, poi, ai rischi per la salute, ormai più che documentati, che corrono sia le donne che forniscono gli ovuli che le madri surrogate”.

“Anzi. Murgia ha trasmesso un servizio tratto dal libro di Serena Marchi “Mio, tuo, suo, loro” in cui vengono intervistate solo portatrici che hanno felicemente portato a termine il loro “lavoro” – sottolineano ancora le associazioni – Eppure bastava fare una telefonata a Jennifer Lahl, di Stop Surrogacy Now, o mandare in onda parte del documentario Breeders (Fattrici) per dare allo spettatore un’informazione completa. Tutti i filmati trasmessi sono stati pro-Gpa”.